IL PUNTO DEL LUNEDI' - Sconcerti: "Schick alla Roma finirà fuori ruolo" - Caputi: "Il VAR c'è e va usato"

28/08/2017 alle 16:57.
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LAROMA24.IT - Dopo la sconfitta degli uomini di con l', viziata tra le altre cose, dalla mancata chiamata alla Var da parte dell'arbitro per valutare il contatto tra Skriniar e , ci si interroga sull'uso che si fa della nuova tecnologia.

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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.

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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)

Che il Var avrebbe fatto discutere non c'erano dubbi. Non solo era scontato: è giusto. Per il calcio si tratta di un cambiamento epocale e, come tutte le innovazioni che mutano le consuetudini, va studiato, compreso e assimilato. Ci vuole tempo perchè tutte le componenti ne comprendano il reale valore e il corretto utilizzo, ma su un concetto bisogna essere fermi e chiari: il Var c'è , e va usato. Costi quel che costi in termini di tempo e di numero di casi da verificare. Non si preoccupi Buffon: il calcio non sarà come la pallanuoto, con l'uso della tecnologia sarà migliore, con meno errori e ingiustizie. Non saranno certo alcuni minuti usati a riguardare un'azione dubbia a rovinare le partite. Molto peggio gli ostruzionismi, le sceneggiate o le finzioni in campo dei calciatori. Il Var non è strumento di verità assoluta, contribuisce però a sbagliare meno, come confermano tutti gli episodi in cui ne è stato fatto uso. Unica eccezione a Genova dove, nella fretta di verificare se ci fosse stato il contatto nell'area della , non è stato visto il fuorigioco di Galabinov. Un errore grave che grazie all'esercizio e alla pratica potrà però essere facilmente evitato. I veri pericoli sul Var sono altri e sono portati da chi è contrario ai cambiamenti e non vuole perdere i vantaggi di un tempo. La strategia è chiara. Da una parte si ridicolizza l'eccessivo utilizzo, dall'altra si punta sull'ego degli arbitri. Niente di più falso visto che le regole per l'uso della tecnologia sono molte chiare: gol irregolari, rigori (comprese violazioni palesi nell'esecuzione), espulsioni dirette e scambi di persona sui cartellini. I direttori di gara non hanno nulla da temere, non rischiano nessuna spersonalizzazione. Devono avere solo una certezza: con il Var potranno fare meglio il loro lavoro. Dovranno usarlo ogni volta sia giusto e possibile, senza paura di essere sviliti e senza alcuna pressione. Non si perde tempo, si da maggiore regolarità alle partite. Il Var va utilizzato, non è un optional. Per questo è inaccettabile quanto accaduto all'Olimpico. Delle due l'una: o Irrati è stato talmente presuntuoso da non avere dubbi sull'episodio, oppure ha vinto la discrezionalità di Orsato, arbitro Var, che non ha allertato il collega ritenendo tutto regolare. Così non ci siamo. La tecnologia nel calcio è li proprio per evitare l'errore frutto della discrezionalità. Aspettiamo dunque fiduciosi un costante miglioramento dell'utilizzo e della sua metabolizzazione da parte di tutti. Ci sarebbe eventualmente un modo per sgravare in futuro gli arbitri da qualsiasi peso. Concedere alle squadre , come nel tennis ai giocatori, la possibilità di richiedere, magari una o due volte per tempo, l'utilizzo del video.



LA REPUBBLICA (M. PINCI)

È successo che dopo Roma- all’Olimpico, il video assistente Orsato raggiungesse l’accompagnatore degli arbitri della Roma, Dionisi, per spiegargli come mai non abbia “suggerito” di concedere il rigore per il fallo dell’interista Skriniar su . In tv, però, è passata soltanto l’immagine dell’arbitro Irrati che chiede aiuto al Var sussurrando all’auricolare: «Che faccio?». Istantanea che sembra quasi giustificare l’uscita di Buffon sulla moviola: «Così non mi piace, se ne fa un uso sbagliato». Che sia il capitano della Nazionale a sollevare i primi dubbi non sul Var, ma sulla sua applicazione eccessiva - fa effetto. Nessuno però ha cercato o chiesto chiarimenti al telefono con lui: «Non siamo arrabbiati», giurano i vertici istituzionali. Certo il Var è un progetto condiviso da Aia, Lega e Federcalcio: magari con gli azzurri da oggi a Coverciano gli capiterà di confrontarsi sul tema. Di sicuro, l’idea di Buffon è cambiata in campo: chi con lui ha parlato prima dell’inizio del campionato lo aveva visto «entusiasta».

Il problema, ora, è definire i limiti della “moviola”. Al delegato romanista, Orsato ha spiegato di aver visto quel rigore su , ma di aver tutelato la discrezionalità dell’arbitro sull’episodio. Insomma, per il video assistente non era un “chiaro errore”, quindi niente moviola in campo. Ma quel dubbio del fischietto, «che faccio?», impietosamente diffuso sugli schermi di tutta Italia, costringe a riflettere sulle conseguenze della tecnologia . Che fino ad ora ha prodotto arbitri meno sicuri delle proprie scelte: lo scorso anno soltanto 6 errori arbitrali dopo 2 turni, in episodi “rilevabili” al video. In queste prime due giornate, invece, il Var è già dovuto intervenire in 12 circostanze: esattamente il doppio. Il segno che i fischietti tendono a non scegliere e a affidarsi alla tecnologia. Con qualche effetto grottesco, come il gol concesso alla Spal dopo quasi 3 minuti di sospensione. O quello annullato al Benevento con palla già a centrocampo dopo che tutto lo stadio aveva festeggiato il pari. E poi la dimostrazione d’impotenza della 1ª giornata, quando un gurdalinee in -Toro ha neutralizzato l’intervento del video sbandierando un fuorigioco inesistente prima che la palla entrasse. O il fuorigioco non visto sul rigore concesso al contro la , sabato.

Una circostanza tutta da esplorare, quella di Marassi: «Sui rigori va verificato se il fallo in area c’è, ma anche se non ci siano irregolarità nello sviluppo dell’azione», la direttiva agli arbitri e agli assistenti fornita dai responsabili del progetto. Tecnici e arbitri devono ancora migliorare nell’applicazione del protocollo: capire quanto indietro “cercare” episodi discutibili in ogni azione al vaglio. «Ma pensare a una posizione di off side nel caso del rigore per il era difficile», ammette chi ha studiato la dinamica. Insomma, l’applicazione può migliorare. Ma gli errori sono sin qui 2 su una dozzina di episodi.


La questione semmai è un’altra, quella su cui poneva l’accento proprio Buffon: il numero di interruzioni. In più di una partita su due capita di vedere un arbitro che porta l’indice all’orecchio e chiede “suggerimenti” su cosa fare. Ogni gol, ogni contatto sospetto in area, costringe a soste forzate. A sono serviti anche 40 secondi per battere un angolo: Di Bello era preso a verificare via radio un presunto contatto in area. E i recuperi si dilatano: 9 minuti a Milano, 7 a Ferrara, sono sempre di più le partite infinite. Il pro, è la fine delle proteste: chi è vittima di decisioni prese al video, le accetta. Il contro, è il rischio di esultanze “congelate” in attesa che il gol sia convalidato: dalle parti del “Vigorito”, c’è ancora chi è convinto che il Benevento, la partita col
, l’abbia pareggiata al 98’.

 



CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)

Non ci sono alla fine stranezze, vincono e Milan, come avevano vinto e sabato. La Roma intanto ha preso Schick, ragazzo con doti eccezionali, un giocatore completo, di corsa e di classe, che negli schemi di finirà fatalmente fuori ruolo. Ma darà comunque alla Roma un’imprevedibilità che porterà punti.