LEGGO (F. BALZANI) - Testimonial in giro per il mondo? No, grazie. Francesco Totti, mentre il sole tramontava sul mare di Saint Tropez domenica sera, ha letto col sorriso amaro la proposta di Pallotta che ne vorrebbe fare «l’ambasciatore di brand del club per fare un sacco di soldi». Il numero dieci – che di proposte di sponsorizzazione ne ha ricevute a decine da tutto il mondo – però non è rimasto sorpreso. Il presidente ha finalmente reso pubblico ciò che già gli aveva detto in più di un’occasione nonostante le buone intenzioni di Monchi che invece lo vorrebbe al suo fianco nell’area tecnica. Chi decide quindi il futuro di Francesco? Il nuovo ds che lavorerà a Trigoria ogni giorno per i prossimi 4 anni o il presidente che vivrà ancora da lontano il mondo Roma? La risposta arriverà in questi giorni, forse già oggi quando Monchi tornerà da Boston insieme al resto del management. Totti lo incontrerà nelle prossime ore per sapere una volta per tutte quale sarà il suo ruolo da dirigente per i prossimi 6 anni. La stima reciproca fra i due fa pensare a una fumata bianca, ma le alternative non mancano: Miami, Dubai, Cina, Sampdoria, un ruolo in Figc o Fifa. Addirittura un anno sabbatico.
Insomma dovrà essere la Roma a convincere Totti a restare e non il contrario. E per farlo gli va proposto un ruolo importante, come capitato a Zanetti, Nedved o Di Vaio. La risposta del numero dieci arriverà entro questo fine settimana. Chi lo vede ancora in campo è il suo ex allenatore Zeman: «Francesco ha ancora voglia di fare il calciatore. Lui non deve fare l’ambasciatore, deve giocare e spero possa farlo ancora in una squadra importante. Ho parlato con lui la scorsa settimana, lo vogliono negli Usa. Al Pescara? Penso voglia fare ancora qualcosa di competitivo, ma sono pronto a fargli un provino». La proposta del neo Commendatore Pallotta al giocatore acclamato come un re poco più di una settimana fa non è piaciuta nemmeno ai tifosi che sui social e sulle radio hanno rimarcato la lontananza (non solo fisica) del presidente. Anche le battute sulla rosa poco adeguata (e non rinforzata a gennaio) o le certezze su Szczesny (a un passo dalla Juve) non hanno raccolto consensi. Insomma: se c’è un modo per cancellare i fischi dei 65 mila dell’Olimpico non sembra questa la strada giusta.