IL TEMPO (E. MENGHI) - Il peccato originale è un penalty negato allo scadere. Il peccatore è Rizzoli, l’arbitro di un tesissimo Bosnia-Grecia valido per le qualificazioni mondiali. Mai protagonisti della rissa che ne consegue sono due romanisti, Dzeko e Manolas, che a più di 500 km di distanza dalla capitale, in quel di Zenica, si sono messi le mani addosso a fine partita e le immagini hanno fatto in breve tempo il giro del mondo. Compagni di club, ma avversari in Nazionale, sono entrati in contatto dopo il triplice fischio finale che fissava il risultato sullo 0-0, utile ai greci per restare un punto avanti ai bosniaci.
Poteva cambiare tutto, però, a tempo scaduto, quando lo stesso Edin è stato abbracciato e travolto in area di rigore da Papastathopoulos, che poi ha colpito col braccio la palla, carambolata fino alla mano di Manolas. Per il direttore di gara non c’erano gli estremi per mandare il capitano bosniaco sul dischetto, ma lui non era della stessa opinione e, dopo le vane proteste con l’ arbitro, si è scagliato contro il greco, che non aveva ammesso il tocco clandestino. Dzeko è andato a brutto muso verso il difensore, lo ha spintonato, poi gli ha messo una mano tra faccia e collo, costringendo il ct Bazdarevic e lo staff ad intervenire per dividerei due litiganti. Sono volate parole grosse e anche Manolas ha cercato di difendersi abbozzando una reazione. Dal piccolo focolaio è poi scoppiato un parapiglia e ad avere la peggio è stato il centrocampista greco Gianniotas, colpito da un pugno sferrato dal vice allenatore della Bosnia Gilli: ha perso due denti. Nel frattempo una pioggia di oggetti cadeva dagli spalti in un clima surreale. I tifosi greci hanno avuto uno scontro con le forze dell’ordine. Spettatrice interessata di questo caos era la Roma, che certo non ha gradito l’ immagine di Dzeko e Manolas uno contro l’ altro, ma ha minimizzatola questione archiviandola sotto la voce «cose di campo». Cose che capitano quando la posta in palio è alta eche tendono a finire lì, senza strascichi particolari negli spogliatoi.
«Chi avrà vinto?», si è chiesto Rudiger sui social network sdrammatizzando. Fatto sta che i dirigenti giallorossi hanno preferito non intromettersi e non ci saranno sanzioni ad attendere i due titolarissimi al rientro a Trigoria. Si ritroveranno a luglio agli ordini di Di Francesco, che dovrebbe essere annunciato martedì, e magari ci rideranno su. Edin per ora ha scelto la strada del silenzio, mentre il compagno al termine del match ha voluto dire la sua: «Ci hanno provocato dall’inizio della partita, hanno fischiato il nostro inno nazionale mancandoci di rispetto: è vergognoso. Siamo qui per giocare a pallone, non per fare una guerra». Già nella gara d’ andata del girone la tensione era alle stelle, Dzeko era stato espulso per aver abbassato i pantaloncini a Sokratis. Non è nemmeno una novità che Manolas sia al centro di una contesa: solo due settimane fasi attaccava con Perotti in allenamento e in Juve-Roma dell’ottobre 2014 era stato espulso per una brutta reazione contro Morata. Al club giallorosso interessa più che altro la volontà di restare del bomber e quella di rinnovare del difensore. Intanto, il terzino Karsdorp che piace a Monchi definisce «sciocchezze» le voci di mercato che lo riguardano, malo vuole mezza Europa. Roma compresa. Non è finita.