IL TEMPO - Quando il 27 agosto di cinque anni fa era diventato presidente della Roma, James Pallotta non si aspettava di stare ancora a secco. Niente scudetto, promesso in tre stagioni, nemmeno una Coppa Italia (la sconfitta del 26 maggio del 2013 resta una macchia indelebile) o una Supercoppa. In Europa i risultati non sono stati eccezionali, anzi c’è stata qualche clamorosa batosta (1-7 dal Bayern Monaco o 6-1 al Nou Camp contro il Barcellona di Messi). L’altro giorno, però, Pallotta è stato eletto commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, il primo degli ordini cavallereschi nazionali, in realtà quello meno importante.
Un’onorificenza decisa dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, su proposta del premier Paolo Gentiloni. Il motivo? L’americano si è distinto «per meriti speciali nel mondo dell’imprenditoria». Nonostante gli ostacoli trovati per portare avanti il più grosso investimento nella capitale, il nuovo stadio del club giallorosso, non è passato inosservato l’impegno economico di Jim. Anche se quel -53 milioni con cui si è chiuso l’ultimo bilancio, non rende tranquilli i tifosi giallorossi. Però hanno il presidente commendatore, vuoi mettere.