IL TEMPO (F. M. MAGLIARO) - Il vincolo sull’ippodromo di Tor di Valle, dove dovrebbe costruirsi il nuovo Stadio della Roma, quasi certamente, non verrà apposto. La proposta di vincolare le tribune dell’ippodromo e la pista dei cavalli, avanzata lo scorso 15 febbraio, dall’allora soprintendente, Margherita Eichberg, sarebbe stata respinta. Comunicazioni ufficiali da parte della Direzione regionale del Lazio del Ministero dei Beni culturali non sono arrivate, pare a causa della spaccatura frai tecnici: i rumors sono quelli di nessun vincolo ma una raccomandazione a salvare una piccola porzione della tribuna con delle prescrizioni. E amen. Se fosse confermata la notizia, quindi, cadrebbe (con notevole disappunto da parte di Italia Nostra che parla di costernazione per questa decisione e annuncia ricorsi) il più grande ostacolo alla realizzazione della futura casa giallorossa. La mattina si era aperta con una dichiarazione di Francesco Prosperetti, soprintendente unico di Roma, all’agenzia di stampa Dire: «La mia posizione è che quella proposta era impraticabile. Non c’è mai stato il vincolo su Tor di Valle, c’è stata una proposta su cui si deve pronunciare un organo collegiale». Organo collegiale, la Commissione dei Soprintendenti del Lazio, che potrebbe “prendersi” fino al 15 per la decisione definitiva considerando i possibili vizi formali troppo forti per il vincolo ma, appunto, sufficienti per le prescrizioni.
In Campidoglio, intanto, prosegue l’iter della nuova delibera. Ieri secondo giorno di seduta del Consiglio comunale fino a tardo pomeriggio impegnato a discutere gli ordini del giorno di maggioranza e opposizione. Quaranta gli ordini del giorno presentati (32 ammessi e 6 approvati, tutti di Fratelli d’Italia) e 163 gli emendamenti (65 ammessi, 24 discussi e uno solo approvato). Attesa per oggi, già per la metà del pomeriggio, la votazione finale. Anche ieri si è registrata, come nel primo giorno, l’assenza delle tre consigliere del “no” allo Stadio senza se e senza ma: Cristina Grancio (già sospesa dal M5S proprio a causa della sua decisione di non votare la delibera) cui si aggiungono Monica Montella e Gemma Guerrini. La giornata è stata segnata dalla conferenza stampa del Partito Democratico cui ha preso parte l’ex assessore all’Urbanistica della Giunta Marino, Giovanni Caudo, “papà” della prima delibera di pubblico interesse sullo Stadio. Nell’incontro Caudo ha spiegato come «aver mantenuto inalterato il valore di 805,5 euro a metro quadro» dei terreni di Tor di Valle significa «aver regalato una trentina di milioni ai proponenti». E spiega: «costruire un grattacielo ha dei costi. Costruire delle palazzine da 7 piani ne ha altri, ovviamente. Mantenere inalterato il valore di partenza dei terreni, con il cambiamento dei costi di costruzione, significa garantire un maggiore margine di guadagno al costruttore» che Caudo ha stimato in una trentina di milioni di euro. Il Pd, chiedendo di rifare i calcoli, ha presentato una richiesta di sospensione dei lavori. Bocciata. In Aula, su questo, ha risposto il titolare dell’Urbanistica, Luca Montuori: «Abbiamo rifatto già i conti: la diminuzione del costo di costruzione fra grattacieli e palazzine è compensata dalla diminuzione del prezzo di vendita». Caudo, però, non la pensa così: «I prezzi di vendita si calcolano sulla base di una media del borsino immobiliare e sono relativi alla tipologia: un ufficio, in quella zona, si vendeva nel 2014 più o meno a 4700 euro a metro quadro. In questi anni non è che il prezzo sia variato di molto». Lavori che, a meno di sorprese, si concluderanno domani con il voto finale dell’Aula Giulio Cesare.