LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) - Quasi tremava, in bilico su un sottile e scivoloso filo d’equilibrio, spezzato a metà tra il restare calmo, tenendo tutto dentro, e lo scoppiare, come accaduto poco più di un anno fa con quella disperata richiesta di rispetto lanciata alle telecamere della Rai. Francesco Totti viene descritto così dallo spogliatoio romanista, statua pietrificata fisicamente, ma sull’orlo di una crisi di nervi, emotivamente. E i compagni di squadra, chi in silenzio, chi con una pacca sulla spalla, gli si sono tutti stretti intorno. Il mancato ingresso in campo nello scenario di un San Siro che si aspettava (e auspicava) la passerella del numero dieci, è una pugnalata nel fianco, il cui dolore sarà difficile da lenire. Almeno così lo ha percepito Totti, che non sembra destinato a vestire i panni del principe azzurro al termine di una favola che meriterebbe il lieto fine. «Parlo tra venti giorni» la promessa di Francesco, arrivata la scorsa settimana, che lascia presagire la voglia di raccontare il suo punto di vista solamente a campionato concluso, dopo la gara con il Genoa, la sua ultima da calciatore con la maglia della Roma. Meglio farlo a giochi chiusi, per non destabilizzare e consolidare il secondo posto. «Non vuole creare problemi all’ambiente – ammette il presidente del Coni, Malagò, facendo presagire il tono delle parole di Francesco – state tranquilli che, al momento opportuno, senza dare una scadenza, Totti esternerà le sue posizioni». E a delle rivelazioni importanti fa riferimento anche Pallotta. «A fine stagione avrò molto da dire», fa sapere il presidente giallorosso da Boston, per quello che è diventato un braccio di ferro fatto di nervi scoperti e silenzi, con la promessa- minaccia che si trasformerà in una guerra di parole. E davvero risulta complicato immaginare un immediato da futuro da dirigente, per il capitano giallorosso, vista la tensione, mista a silenzi e cose dette mezza bocca, con l’attuale società.
Tutto da scrivere, o ascoltare, il finale, mentre mancano tre fatiche alla Roma per poter tirare un sospiro di sollievo sul fronte classifica. Il secondo posto è sempre tra i denti dei giallorossi, ma manca la gara con la Juventus, di domenica sera, poi la trasferta a Verona, contro il Chievo (sabato 20 alle 18), per chiudere in casa, la settimana successiva, con il Chievo. E chissà se Pallotta deciderà di presentarsi all’Olimpico per l’ultima stagionale che, nelle previsioni, si presenterà con il “sold out”, vista la frenesia e la richiesta di biglietti (che verranno messi in vendita domani) legate all’ultima di Totti. Verranno sottoposti oggi ad accertamenti strumentali Dzeko e Nainggolan, per dei fastidi rimediati contro il Milan. Non sembra esserci però allarmismo sulle condizioni dei due e dovrebbero essere a disposizione di Spalletti che ieri, alla ripresa degli allenamenti a Trigoria, dopo gli ennesimi sfoghi avuti nel post- partita sulla sua difficoltà a gestire Totti, si è sostanzialmente ignorato col giocatore.
Novità, intanto, sul fronte stadio. Venerdì in Campidoglio verrà votata la memoria di giunta sul progetto rivisto con l’ultimo accordo tra la Raggi e la Roma, dell’impianto a Tor di Valle. Un testo che dovrebbe contenere i punti fissati il 23 marzo, in un ordine del giorno votato in Assemblea Capitolina dalla maggioranza del M5S. Entro il 15 giugno verrà poi varata una delibera con lo studio di fattibilità, prima che riparta la seconda conferenza dei servizi. Venerdì al Comune il voto sulla memoria di giunta per lo stadio Entro il 15 giugno la delibera finale poi la Conferenza dei servizi