La comunicazione di Spalletti, da quando il tecnico ha capito che quest'anno non poteva alzare trofei, ha ingranato una vistosa marcia indietro: parlando ieri l'allenatore ha paragonato il secondo posto ad uno scudetto anche se lui stesso aveva ribadito che "sono arrivato secondo anche troppe volte".
Spalletti ieri ha fatto anche autocritica: "Alcune situazioni le ho caricate troppo e male, visti i risultati". Il «resto solo se vinco» ha creato più danni che benefici. E sul suo futuro il toscano non si è ancora sbilanciato: "Il chiarimento per quanto riguarda me lo faremo solo a fine campionato, in base anche alla classifica. Ma in Italia c’è almeno il 60% degli allenatori di cui non si conosce il futuro, non solo il mio".
Il conclusione, nella conferenza stampa pre Milan, l'allenatore toscano ha poi parlato dei singoli, Monchi, Dzeko e Totti: "Monchi è il numero uno e il fatto che si alla Roma dimostra quali sono le intenzioni di Pallotta. Mi fa piacere quello che abbia detto su di noi, perché è una visione esterna, non inquinata dal vivere quotidiano. Si è detto che non lo dovevo cambiare per la classifica dei marcatori, ma poi ci sono anche Perotti, El Shaarawy e Salah che vogliono segnare il loro decimo gol per andare in un’altra squadra forte. Totti? La sua maglia non va ritirata, sarebbe una mortificazione. Quel numero è il sogno dei bambini. Anzi, per ricordare Totti io metterei il suo nome piccolo su tutte le maglie della Roma. Monchi? Su di lui ha detto solo quello che aveva già deciso il presidente . Francesco vuole parlare a fine campionato, ma sarebbe più semplice se lo facesse subito".
(gasport)