IL TEMPO (A. SERAFINI) - Il sipario è quasi pronto per sollevarsi, ma le bocche rimangono cucite almeno fino al termine della prossima settimana. La Roma si gioca la Champions sul campo del Chievo, partita da vincere a tutti i costi che non ammette distrazioni. Cosi Luciano Spalletti respinge senza indugi ogni tentativo che possa fornire qualche informazione in più sul suo futuro in giallorosso, mischiando le carte e ponendo l'attenzione solo sul campo. Per raggiungere l'obiettivo del secondo posto il tecnico non può che confermare la strategia dell'ultimo periodo, perché serve lo stesso livello di concentrazione che ha permesso di collezionare due splendidi successi consecutivi contro Milan e Juventus. Senza indicazioni precise su quello che succederà, ma con la necessità di non distogliere l'attenzione dal presente: «Se io e i giocatori avessimo la possibilità di firmare un contratto lo firmeremmo col nome Chievo, perché dobbiamo concentrarci soltanto su questa partita. Quello che succederà il prossimo anno ora non interessa a nessuno».
Il tempo però scorre velocemente, così come le aspettative di tifosi, spogliatoio e dirigenza, che a un passo dalla chiusura della stagione aspettano di conoscere la decisione definitiva. A partire dal presidente Pallotta, pronto a volare nella capitale per assistere all'ultima da calciatore in giallorosso di Totti e, magari, anche per chiarire una situazione ancora avvolta dai dubbi. L' allenatore toscano dribbla e rilancia, anche di fronte all'inevitabile possibilità che la Roma sia da tempo alla ricerca di un sostituto in panchina. Considerando i tempi e la corsia preferenziale che la società gli ha sempre concesso sul rinnovo, non può certo considerarla una scorrettezza. Spalletti accetta senza colpo ferire l'ipotesi di un sostituto: «Non vedo perché dovrebbe darmi fastidio l'idea che qualcun altro sia pronto per prendere il mio posto. I nomi fatti hanno esperienza, hanno titoli vinti, hanno il blasone per essere i futuri allenatori della Roma. La società deve continuare il suo lavoro e lo ha fatto già vedere prendendo Monchi. Se qualcuno viene a seguire le nostre gare perché ambisce a questa panchina allora io devo essere più bravo di loro per tenerla. La mia programmazione dipende dalla vittoria col Chievo».
Esaurita la scorta di risposte sul futuro, c’è tempo di sbrigare in fretta gli ultimi dubbi dall'infermeria («Dzeko è a disposizione») e fissare la realtà degli obiettivi. Nessun sogno di scudetto all’orizzonte, soltanto la necessità di conquistare tre punti e aggiungere il penultimo tassello verso l'ingresso diretto in Champions League: «Il campionato lo vince la Juventus, e stata la più forte. Se noi guardiamo indietro parlare di delusione mi sembra eccessivo. E la partita di Verona che ci può liberare da qualche brutto risultato, c’è sempre quando arrivi in fondo il rimorso di non essere stato bravo in quel momento in particolare. Liberiamoci da questi rimorsi, ci deve fregare soltanto del Chievo, rispondo Chievo e basta.». Ma a cosa rinuncerebbe Spalletti di fronte alla possibilità del miracolo scudetto? Il sorriso accompagna l'uscita dalla sala stampa: «Chiedetemelo la prossima settimana».