L’ultima volta che Miralem Pjanic ha calpestato il prato dell’Olimpico è stato poco più di un anno fa: 8 maggio 2016, Roma-Chievo 3-0, il centrocampista segnò e fece un assist. Non sapeva ancora che sarebbe stato un addio, non ci furono cerimonie speciali. Chissà che accoglienza gli riserveranno i suoi ex tifosi domenica, quando lo rivedranno per la prima volta con la maglia dei rivali di sempre, quella bianconera. All’Olimpico Pjanic ha inseguito a lungo il titolo di campione d’Italia, ma per conquistarlo davvero è dovuto emigrare a Torino.
Pjanic a Roma era il pianista incompiuto, uomo di talento ma con troppa poca sostanza. «Gli manca la personalità», è la frase che si è sentito attribuire più spesso negli anni giallorossi. A Torino è cresciuto anche sotto questo punto di vista, grazie ad Allegri che lo ha messo nelle condizioni di rendere al meglio, grazie alla sua voglia di rimettersi in gioco.
Pjanic a Roma torna spesso, quasi sempre in incognito. I tifosi non gli hanno perdonato il tradimento con la Juventus, gli ex compagni e gli amici lo considerano ancora uno di loro. Anche Totti, al quale domenica Miralem gli chiederà la maglia, da conservare tra i ricordi più preziosi della sua carriera. Così come, tra i ricordi più preziosi, c’è quello di aver condiviso per cinque anni lo spogliatoio con lui. Lo ripete sempre, agli amici: «Che fortuna che ho: per me il capitano è Checco, mica Totti».
(gasport)