L'ultima manovra di Lotito: rientrare in Figc dalla finestra

08/05/2017 alle 15:08.
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LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Era uscito dalla porta di servizio, potrebbe rientrare da quella principale. Una manovra perfettamente in linea con la sua storia, quella di Claudio Lotito. Domani, nel giorno dei suoi 60 anni, il numero uno di Lazio e Salernitana potrebbe “regalarsi” la presidenza della Lega di serie B, per cui è il grande favorito (insieme all’ex vice presidente del Crotone, Salvatore Gualtieri). Una poltrona che gli restituirebbe nel consiglio della Federcalcio quel posto perso con il commissariamento della serie A. L’ultimo equilibrismo di un presidente a cui il sistema, per una serie di casi curiosi, ha spesso strizzato l’occhio. Lui, ispiratore insieme a Tavecchio della riforma che impone alle società professionistiche di garantire l’accesso al calcio alle ragazze con una formazione under 12 femminile, è l’unico presidente in deroga in serie A: concessa per consentirgli di salvare la Lazio women, a forte rischio collasso.

L’ultima eccezione di una collezione ricchissima. Già nel 2012 Lotito perde la poltrona in Figc: il Coni, per la condanna di Calciopoli (poi prescritta), decreta la sospensione in via cautelare prevista dal Codice Etico anche per sentenze non passate in giudicato. Il leader biancoceleste perde due ricorsi, all’Alta Corte e al Tar. Dopo 9 mesi però l’ex presidente Petrucci annuncia il ritorno in Consiglio federale di Lotito, visto che la Giunta Coni decide la sospensione dell’articolo 11 del Codice. I problemi per Lotito non sarebbero finiti, perché pure le Norme organizzative interne della Figc (art. 22 bis, comma 3), per i soggetti condannati per frode sportiva prevedono la decadenza dalla carica di presidente del club. E senza quella, verrebbe meno anche l’impegno in Federcalcio. Ma nel 2014, a sorpresa, la Figc di Abete procede all’abrogazione, “graziando” Claudio Magno (e Della Valle). Resterebbe il risarcimento danni da versare a via Allegri, ma ufficialmente non se ne ebbero più notizie.

Tra le medaglie che Lotito s’appunta c’è il rilancio in grande stile della Salernitana, raccolta tra i dilettanti dopo il fallimento e riportata con investimenti e lungimiranza tra i professionisti. Il passo, però, va a scontrarsi con un’altra norma. Si tratta ancora delle Noif, articolo 16 bis: “Non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica”. Insomma, Lotito non può avere la Lazio in A e la Salernitana in Lega Pro. In caso di inosservanza al termine per l’iscrizione al campionato, la pena è durissima e prevede che le società non siano ammesse al campionato. Ma quando mancano 8 giorni al gong, puntuale scatta la sospensione. Attualmente la Salernitana è in B e Lotito in deroga, concessa perché «la promozione prescinde dalla volontà del presidente». Curioso, almeno. Come la concessione in 24 ore della deroga alla clausola compromissoria da parte dell’amico Tavecchio per consentirgli la denuncia per calunnia a Iodice: legittima, a termine di regolamento, peccato che a Marotta qualche tempo prima era stata negata dopo mesi d’attesa, causa processo sportivo in atto. Persino per avere il via libera a far volare l’aquila Olympia all’Olimpico, nel 2010, strappò una deroga in extremis firmata dall’assessore De Lillo.

Ma Lotito porta pure fortuna. Tutti e cinque i “saggi” che hanno espresso parere favorevole all’assegnazione ex-aequo dello scudetto del 1915 alla Lazio hanno visto impennarsi la propria carriera in Figc. Vincesse la corsa alla B, quella di Lotito sarebbe proprio una fortuna sfacciata.