LA REPUBBLICA (M. PINCI/S. SCACCHI) - Il penultimo treno del Totti calciatore non ha fermate intermedie: per quanto forzato possa sembrare, la Roma che sarà - quella che per la prima volta da 25 anni farà a meno di Francesco - potrebbe dipendere da questa gita primaverile a Milano. Il Napoli s’è preso per una notte almeno il secondo posto, la Juve tra una settimana cercherà all’Olimpico i punti per prendersi il sesto scudetto di fila. A Spalletti allora non restano soluzioni di mezzo, contro l’allievo Montella stasera a San Siro: delle ultime 12 gare giocate ne ha perse 4 con 2 successi inutili (con Lione e Lazio) e un pari. Lui sembra cupo, pare nervoso, dicono non resterà. Certo sa che serve altro per prendersi “l’altro” scudetto, quel secondo posto che «è come vincere il campionato perché la Juve ha dimostrato che non si può mettere mano al primo».
Spalletti prova a convincersi che il terzo posto «non sarebbe un fallimento ». Solo che il fantasma spaventa un po’ tutti, a Trigoria e pure a Boston: la prossima stagione porterà 4 italiane in Champions, con annessi ricavi. Insomma, sarà l’anno in cui probabilmente si decideranno gli equilibri futuri del calcio italiano e senza la certezza dei 50 milioni garantiti dalla Coppa, può diventare complicato costruire una squadra competitiva per bussare alla porta del paradiso. Anche per questo i big sono sul mercato: pure Nainggolan, per cui l’Inter ha pronti 38 milioni più bonus.
Motivi sufficienti a giustificare quel misto di tensione e nervosismo che da qualche giorno si respira intorno alla Roma. A cui di certo contribuisce la questione dell’addio di Totti. Lui per ora pensa più alle vacanze a Cleveland che a quello che farà poi. Ma da lunedì ogni giorno è buono per incontrarsi con Baldissoni e Monchi e parlare delle mansioni del futuro incarico da dt, per poi decidere se accettarlo o meno. Spalletti chiede non ne ritirino la maglia cavalcando una polemica molto romana: «Si leverebbe il sogno al bambino che ambisce a indossarla. Mettiamo il ‘10’ su tutte le altre maglie, anzi». Oggi Totti la consegnerà per l’ultima volta agli applausi di San Siro, passerella già toccata a Baggio e Maldini. E proprio alla bandiera milanista Maldini, che ha ribadito i suoi dubbi sulla nuova proprietà rossonera, risponde invece Montella: «Sono opinioni di chi non è all’interno, qui stiamo provando a costruire qualcosa, c’è un piano importante e vedo dirigenti lavorare venti ore al giorno». Bandiera non è, ancora, Donnarumma. La nuova dirigenza come incentivo nella negoziazione per il primo contratto da professionista avrebbe inserito anche la fascia di capitano, ma l’allenatore non è convinto: «È un bambino e non sono favorevole al portiere capitano». Con la Roma la fascia sarà di De Sciglio fischiato due settimane fa («Mi auguro una tregua da parte del pubblico», chiede Montella). Uno nato solo 21 settimane prima del debutto di Totti.