IL MESSAGGERO - Nessun agguato, nessuna rissa ma un omicidio volontario in cui non possono essere contestati i futili motivi. Per questo la condanna di Daniele De Santis va corretta al ribasso, e non solo la sua. Parola del procuratore generale Vincenzo Saveriano, che ieri, al processo d'appello, ha chiesto la riduzione della pena, da 26 a 20 anni, per l'ultrà romanista responsabile della morte di Ciro Esposito. Il giovane napoletano, ferito poco prima della finale di coppa Italia Fiorentina-Napoli il 3 maggio 2014, morì dopo 53 giorni di agonia. Per gli altri due imputati, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, tifosi del Napoli e amici della vittima, il pg ha chiesto l'assoluzione. In primo grado erano stati condannati a 8 mesi ciascuno per rissa e lesioni ai danni di De Santis.
LA REQUISITORIA - Nel corso della requisitoria, durata oltre due ore, il pg ha ricostruito le varie fasi del drammatico pomeriggio di quattro anni fa. «Siamo in presenza di un omicidio volontario - ha spiegato - De Santis ha provocato la situazione di pericolo lanciando due bombe carta in direzione di alcuni pullman con a bordo tifosi del Napoli. La sua reazione, quando è stato raggiunto da Esposito e dai suoi amici, è stata sproporzionata, si è avventato su Ciro sparando almeno quattro colpi di pistola a poca distanza ed ad altezza uomo». In base a quanto riferito in aula dall'accusa, De Santis ha sparato e solo dopo è stato vittima del pestaggio da parte degli altri napoletani giunti nel vialetto di accesso al Ciak Village. «Qui non siamo in presenza di una rissa, non ci sono elementi - ha aggiunto Saveriano - che ci fanno pensare ad una azione pianificata, ad un agguato per ragioni calcistiche. Non abbiamo traccia di telefonate partite dal cellulare di De Santis verso ipotetici fiancheggiatori nelle ore precedenti alla tragedia». È «inverosimile» pensare ad un'azione contro migliaia di tifosi del Napoli: «De Santis è uno sprovveduto, un violento ma non fino a questo livello», ha aggiunto il procuratore generale. In aula erano presenti lo stesso Gastone, ancora su una barella per le ferite alla gamba destra riportate quattro anni fa, e Antonella Leardi, mamma di Ciro, che ha commentato la richiesta del pg con queste parole: «Finora pensavo di potermi affidare alla legge degli uomini, adesso ho capito che posso affidarmi solo a quella di Dio».