Zdenek Zeman, tecnico del Pescara che affronterà la Roma nel prossimo turno di campionato ed ex allenatore proprio dei giallorossi, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano sportivo. Queste alcune delle sue dichiarazioni:
Zeman, una sua frase celebre è questa: «Il derby è una partita come le altre». Quella contro la Roma per lei è una partita come le altre?
«Un’altra partita che fa parte del campionato, ci sono sempre tre punti in palio».
La Roma viene da un periodo di alti e bassi, è stata eliminata dalla Coppa Italia e dall’Europa League…
«La Roma rimane sempre un’ottima squadra. Certo, le eliminazioni in Coppa Italia e in Europa League non se le aspettava nessuno».
E’ ancora in corsa per il secondo posto. Poteva fare di più?
«Penso di sì, anche se la Juve ha dimostrato anche questa settimana che è una grande squadra, ha giocatori importanti. Se la Roma si esprime al massimo può competere anche con la Juventus, ma durante il campionato ha avuto qualche pausa».
La Roma della proprietà americana vende e acquista giocatori ogni anno…
«Penso che così sia difficile competere e vincere, se non si ha la possibilità di mantenere i migliori e lavorare con loro. La Juve da cinque anni ha uno zoccolo duro di dieci giocatori, alla Roma dopo cinque anni ci sono Totti, che non è più Totti, Florenzi e De Rossi».
Totti sta pensando di smettere a fine stagione…
«Non lo so, io continuo a dire che Totti ha fatto tanto e sono convinto che se si sente di giocare ed è più bravo dei compagni che ha attorno è giusto che continui. Quando si accorgerà che gli altri sono superiori dovrà smettere».
A Roma si discute sulla gestione di Totti. E’ giusto utilizzarlo per pochi minuti?
«Penso che non è un giocatore da ultimi cinque minuti, anche se nel finale dello scorso campionato è stato lui a portare la Roma in Champions».
Il suo rapporto con De Rossi non è stato facile…
«Si è insistito molto su questo punto. Il suo rendimento con me non è stato positivo. Aveva la media del 4,5 e non ero io che davo i giudizi. Il tipo di gioco che adottavo non si adattava alle sue qualità».
Se tornasse indietro cosa non rifarebbe nella stagione nella quale è stato esonerato dalla Roma?
«Anche in questo caso ci sono opinioni divergenti. Tutti considerano quella stagione deludente, ma io la considero ottima. La critica diceva che facevamo il calcio più bello d’Italia, espresso in particolare nelle partite vinte contro il Milan e la Fiorentina. Avevo conquistato la finale di Coppa Italia, che purtroppo non ho potuto giocare io. E le plusvalenze fatte dalla società sui giocatori lo considero un altro aspetto positivo. Mi sento a posto e quella la considero una stagione positiva».
Cosa ricorda di Pallotta?
«Poco o niente. L’ho incontrato poche volte, mai da solo. Io non parlo inglese, lui non sa l’italiano. L’ho visto sempre con gli altri».
Tra gli altri c’era Baldini, che è tornato a fare il consulente di Pallotta da Londra…
«Non so valutare, il presidente è in America, Baldini a Londra. Una squadra ha bisogno di avere i dirigenti vicini».
Alla Roma sta arrivando Monchi, un direttore sportivo spagnolo…
«Non sono d’accordo su queste scelte. Il calcio in Italia dovrebbe farlo gente che ha vissuto il calcio italiano e che ha esperienza specifica».
Se fosse rimasto alla Roma quando Sensi decise di fare investimenti importanti avrebbe potuto finalmente vincere?
«Fate finta di non sapere, ma io sono stato mandato via anche se avevo un altro anno di contratto perché con me il sistema ci avrebbe impedito di vincere. Nel mio secondo campionato ci sono mancati 23 punti per errori arbitrali. Quelli erano errori calcolati, non come quelli del Real Madrid, per intenderci. Sensi quando decise di investire – anche troppo, secondo me – capì che con me non poteva vincere, ha cambiato e accettai quella decisione. Ma questa è una storia conosciuta, sono usciti i libri neri, basta andare a rileggerli…».
(corsport)