LA REPUBBLICA - «I calciatori troppo spesso non sono preparati a gestire certi fenomeni. Il culmine è arrivato con la partita di Europa League Roma-Fiorentina, nel marzo 2015, con i giocatori che interloquivano con i tifosi, cosa già vista nella finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina del 2014, quando il capitano azzurro Hamsik ha rivestito un ruolo non consono a quello del giocatore in campo». Lo ha dichiarato, in audizione davanti alla commissione Antimafia, il presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi, parlando del rapporto tra calcio e ultrà.
«Riguardo a Roma-Fiorentina abbiamo contribuito a emanare delle regole in Consiglio federale - ha aggiunto l’ex centrocampista giallorosso - volevamo come prima sanzione la squalifica per i rapporti tifosi-calciatori, sarebbe un buon deterrente». Tommasi ha parlato anche degli episodi di violenza che hanno segnato il nostro calcio dall’inizio del 2017, specie in Lega-Pro dove si sono registrate aggressioni ai giocatori di Matera, Ancona, Catanzaro e Taranto: «Più della metà degli episodi di violenza e minacce arriva dai propri tifosi e più di un terzo si verifica tra i dilettanti. Il calciatore si abitua al fatto che se gioca male sia quasi normale ricevere minacce, pressioni per andare via, come se facesse parte del gioco, ma non è così». Spesso incide il fenomeno del match-fixing. «L’aggressione di Taranto è figlia di un sentito dire di tre giocatori che si sarebbero venduti delle gare».