La Roma, strada facendo, ha perso un obiettivo dopo l’altro: Champions League ad agosto, Europa League a marzo e Coppa Italia ad aprile. Adesso restano otto giornate di campionato per coltivare un sogno che pare impossibile ma che potrebbe rovesciare il mondo (lo scudetto); per fare il minimo sindacale (la difesa del secondo posto, che qualifica direttamente alla Champions League); per andare incontro a un fallimento sportivo e economico (arrivare terzi e dover affrontare ancora una volta il preliminare di Champions, rendendo necessaria la vendita di due o forse tre pezzi pregiati in attesa di vedere, a fine agosto, se ci saranno o meno i milioni garantiti dall’Europa che conta). Spalletti ha affrontato il day after senza drammatizzare: ha detto alla squadra che non ha nulla da rimproverarle sul piano dell’impegno e chiesto di non mollare in quest’ultima fase della stagione. Parole giuste, ma che fanno a pugni con altre dette, a caldo, martedì notte dopo la sconfitta, che erano suonate come uno scarico di responsabilità.
Delle otto partite che mancano quattro sono facili (Bologna, Pescara e Chievo in trasferta, Genoa in casa) e quattro sono difficili (Atalanta, Lazio e Juventus in casa, Milan in trasferta). Aritmeticamente servono 20 punti per il secondo posto, ma solo nel caso che il Napoli faccia l’en plein da qui alla fine.
(corsera)