IL TEMPO (Nati il 7 giugno) - Questo pezzo non era in programma. Mi è stato chiesto nel bel mezzo di una giornata lavorativa particolarmente impegnativa ed avrei dovuto rifiutare l’invito, per il rispetto dovuto alla mia professione. Non avrei mai sopportato, però, l’idea che qualcuno potesse pensare che fossi fuggito in seguito ad un risultato assolutamente insignificante. Per lavoro affronto quotidianamente avversari intelligenti e preparati, vittorie e sconfitte fanno parte dello stesso panorama da oltre quarant’anni. Il termine fugami è sconosciuto ed allora eccomi a commentare una vittoria amara. Capisco la gioia ed i festeggiamenti della squadra di provincia, visto che ancora ricordo quando il Catania, «clamoroso al Cibali», sconfisse la Juventus. Per loro, alleati da sempre dei nostri avversari, qualunque fosse il nome che portassero, riuscire talvolta in imprese per loro epiche è fondamentale, come un bambino che riesce ad allacciarsi le scarpe per la prima volta. Che coro intonavano ieri sera? «Vincerete il tricolor», questo dimostra la loro dimensione, sono diventati tifosi della Juventus, come lo sono stati dell’Inter, del Milan e del Liverpool.
Se il Napoli domenica scorsa avesse sconfitto i bianconeri, per non correre rischi, domenica scorsa si sarebbero scansati ed avrebbero gioito come fecero in quella giornata dell’Oh no, che segnerà, per sempre, il loro marchio. Mi sarebbe piaciuto rivolgere al mister Spalletti un’esortazione a rivedere la sua decisione ed a rinnovare il contratto, per non darla vinta ai Max Thriller di questa città marcia in ogni settore, ma dopo aver letto un pezzo memorabile di Giancarlo Dotto, mi vergognerei, qualunque cosa scrivessi. Di fronte ai geni, mi inchino e faccio mie le sue parole.
P.S. I ragazzi della Sud, multati per avere attraversato la strada (!), ieri hanno commesso un grave errore: gli anni degli sbiaditi in serie B sono 12, anche se nella prima occasione si chiamava ancora Prima Divisione.