IL TEMPO (A. AUSTINI) - Poca Roma, due lampi di Dzeko, quanto basta per regolare la pratica Empoli e lanciarsi verso il derby di martedì. La risposta alla vittoria della Lazio a Reggio Emilia arriva puntuale e accende la sfida che può decidere il senso della stagione giallorossa, oltre che il futuro di Spalletti. Perché se è vero che il toscano resterà «solo se vinciamo qualcosa», la Coppa Italia rimane l’unico obiettivo raggiungibile, a patto di realizzare una rimonta di quelle che restano nella storia dopo il 2-0 subìto nella semifinale d’andata. Sì, stasera si gioca Napoli-Juventus e in teoria il campionato potrebbe considerarsi riaperto in caso di sconfitta bianconera e -5 confermato in classifica, con uno scontro diretto ancora da giocare all’Olimpico. Ma pensare che gli uomini di Allegri possano sprecare un vantaggio simile in 9 partite è si avvicina alla fantascienza. In ogni caso, qualsiasi risultato uscirà dal San Paolo farà guadagnare qualcosa ai giallorossi, magari in ottica secondo posto. Intanto la Roma fa il suo dovere, senza brillare. Il pensiero rivolto alla stracittadina inevitabilmente toglie qualcosa in termini di energie, la squadra di Spalletti scende in campo un po’ distratta e viene graziata in avvio da una chiamata errata dell’assistente. Thiam beffa la linea difensiva e viene steso da Szczesny in area: sarebbe stato rigore e come minimo ammonizione, ma il gioco viene fermato per un fuorigioco che non c’è. Da un’area all’altra, la partita prende la strada opposta a quella che stava per imboccare, col vantaggio firmato da Dzeko grazie a un doppio tocco fortuito su un angolo battuto da Paredes e spizzato da Rudiger.
I giallorossi, però, continuano a giocare con una marcia in meno e rischiano in un paio di occasioni. Thiam tiene in apprensione i tre centrali, El Kaddouri fa valere la sua tecnica e Marilungo spreca una buona chance. Di là è Paredes a scaldare i guantoni di Skorupski, mentre Perotti conferma di non essere uno specialista dei colpi di testa sprecando un assist splendido di Salah. Si va all’intervallo con la gara ancora in bilico e Szczesny all’inizio della ripresa deve superarsi per deviare in angolo la girata al volo di Marilungo. Superato un altro pericolo, la squadra di Spalletti chiude la pratica: è ancora Dzeko a timbrare il cartellino su assist di Salah, con il gol che lo rende il marcatore più prolifico della Roma in una singola stagione a quota 33 gol (coppe comprese), con triplo sorpasso a Volk, Totti e Manfredini che si erano fermati a 32. L’argentino detto «Piedone», in realtà, nell’annata 60-61 ne aveva segnati altri due nella finale d’andata della Coppa delle Fiere, che si giocò però a settembre 1961 e quindi quella doppietta va conteggiata nella stagione successiva. Segnato il raddoppio, anche Spalletti inizia a pensare al derby. Primo cambio Grenier al posto di Perotti e il modulo ritorna il 3-4-1-2. A venti minuti dalla fine tocca a Totti che sostituisce Dzeko ed entra in contemporanea con Maccarone, 37 anni (poi dentro anche Juan Jesus per Fazio). Due simboli di longevità. Solo in quel momento l’Olimpico alza un il volume per l’ennesimo tributo al capitano, ma da martedì tornerà a riempirsi la Curva Sud senza barriere (ieri già rimosse in Nord che era chiusa) e lo stadio ritroverà la sua essenza. Nella serata più importante perla Roma e Spalletti.