IL TEMPO (F. M. MAGLIARO) - Ignazio Marino contro Virginia Raggi: lo Stadio della Roma di Tor di Valle, in attesa che giungano finalmente i primi pezzi di carta ufficiali, continua ad essere un fortissimo attrattore di polemiche mediatiche. Da alcuni giorni è ricomparso alle cronache Ignazio Marino. Per l’ex sindaco Pd, la Raggi ha fatto un «favore ai costruttori» avendo approvato, di fatto, «il progetto iniziale» che la sua Giunta «bocciò». La questione è la cancellazione di «tutte le opere di interesse pubblico da noi ottenute», «volevamo 250 milioni di opere pubbliche, un prolungamento della metro B, un ponte carrabile sul Tevere, un ponte pedonale, un rifacimento della Via del Mare e altro». A Marino, prima della Raggi, replica Di Maio. Il vicepresidente della Camera contrattacca: «Che l’ intesa sia un favore ai palazzinari? Detto da quelli che hanno governato questa città e l’hanno messa in mano a mafia capitale è ridicolo. Avevamo un milione di metri cubi di cemento, la Roma avrà il suo stadio e tutte le infrastrutture saranno costruite con una classe energetica la più innovativa d’Europa. I soldi per alcune infrastrutture erano già previsti: il ponte sul Tevere era già finanziato, non abbiamo bisogno dei privati per costruirlo. Marino non ha visto il progetto definitivo. Prima dicevano che non volevamo fare lo stadio della Roma, adesso lo facciamo e dicono che facciamo un favore ai costruttori, si mettano d’accordo». Controreplica di Marino: «Non c’è bisogno di realizzare uno stadio con un investitore privato se poi le opere pubbliche le fa il pubblico». E poi scende in campo la Raggi stessa. «Sono passati sei anni», scrive il sindaco in un post su Facebook senza che «la questione» venisse risolta. «In sette mesi noi abbiamo trovato un accordo per realizzare un progetto innovativo ed ecosostenibile che prevede il taglio del 60% degli edifici commerciali. Però c’è sempre qualcuno, scontento di tutto, che inventa notizie per creare confusione. Il nuovo progetto prevede le opportune infrastrutture. Dai nostri uffici sono state fatte simulazioni accurate sul traffico della zona: un ponte sul Tevere snellirà il flusso di automobili attuale e supporterà quello previsto in occasione delle partite e degli eventi; il potenziamento della ferrovia Roma-Lido permetterà di raggiungere l’area in treno».
Certo, in attesa di vedere queste simulazioni sul traffico che sarebbero una vera novità dell’ultima ora, resta da chiarire quale sarà il ponte sul Tevere cui il sindaco fa riferimento: quello dei Congressi, pagato dallo Stato, o quello di Traiano progettato e pagato dalla Roma? O, magari, pur di ridurre i metri cubi, si useranno i soldi pubblici stanziati dallo Stato per il ponte dei Congressi per pagare quello di Traiano, visto che il primo, di fatto, è ancora da progettare mentre il secondo è già cantierabile? Prosegue la Raggi: «Chi ci attacca dimentica di sottolineare che abbiamo tagliato tre grattacieli e migliaia di metri cubi. Dimentica di dire che realizzeremo un parco grande e sicuro grazie alla presenza delle telecamere di controllo. Dimentica di dire che per la prima volta i cittadini della zona saranno coinvolti per decidere la destinazione di alcuni edifici privati (asili, centri di aggregazione culturale, etc). Dimentica di dire che tutta l’area sarà messa in sicurezza e che i quartieri vicini, come quello di Decima, alle prime piogge non saranno più soggetti agli allagamenti. Dimentica di dire che gli standard energetici saranno i più elevati al mondo nel pieno rispetto dell’ambiente. Dimentica di dire che ristruttureremo la via del Mare». Anche qui, un gran numero di rivendicazioni già esistenti: la videosorveglianza era già prevista nel progetto Marino originario e il parco fluviale anche. Per non parlare, poi, delle opere sul fosso di Vallerano che eliminano il problema a Decima e della certificazione energetica già inserita nel progetto depositato a giugno 2016. Il presidente 5 Stelle del Consiglio comunale, Marcello De Vito auspica che «la Regione non ostacoli per motivi politici», mentre il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Francesco Storace avverte: «Temo i capricci di Zingaretti».