REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - All'improvviso, sembra quasi che tutti nella Roma si siano messi d'impegno per dare un senso all'imminente arrivo del presidente Pallotta a Roma. Lui, Spalletti, Totti: non è un mistero che il core business del numero uno del club sia lo stadio di Tor di Valle. Ma le cose di cui sarà costretto a occuparsi da giovedì, quando rimetterà piede nella capitale 180 giorni dopo l'ultima volta, sono anche altre.
QUEL MAL DI SCHIENA CHE RIAPRE IL CASO - Tutti e due hanno il contratto in scadenza. Uno non ne ha parlato mai, l'altro deve farlo quattro volte a settimana, prima e dopo ogni partita della sua Roma. E nessuno dei due ha sciolto le proprie riserve. Totti e Spalletti però continuano a incrociarsi su terreni minati. Palermo stava già segnando il ritorno della Roma alla vittoria dopo 3 partita da incubo quando s'è consumato il giallo. "Checco, te la senti di fare un quarto d'ora?". "Meglio di no, ho male alla schiena". Totti ha rifiutato di entrare? Di certo, il mal di schiena lo aveva da giorni, a Lione (Sky ha raccontato come Chivu, presente per impegni con l'Uefa al Parc OL, avesse riferito di quel dolore del numero dieci già giovedì). E sabato era persino circolata la voce che potesse saltare la trasferta proprio per un dolore alla schiena.
ALLENAMENTI E IMPEGNI - Spalletti, spiazzando un po', non ha chiuso il caso: "Secondo me Francesco ha sentito un dolore durante il riscaldamento. Ma è un tasto sempre difficile, preferisco non dire niente sennò viene usato contro di me". Insomma, il tecnico a fine gara sembrava titubante sulle reali condizioni del suo capitano, forse anche per averlo visto allenarsi sia venerdì che sabato. L'impressione però è che a risultato acquisito e a quattro giorni dalla gara decisiva contro il Lione, Totti abbia preferito evitare di acuire un dolore certificato dalle cronache, che avrebbe tolto a lui e alla Roma una possibilità in più nel prossimo periodo di gare ravvicinate. Che l'allenatore non abbia apprezzato la scelta, però, è altrettanto comprensibile.
CHIAREZZA O ADDIO - Una cosa è certa: Francesco non è soddisfatto di quanto viene utilizzato. E che proprio simpatici non si siano, i due, è cosa certificata dalla storia. Spalletti ha legato anche al futuro del numero dieci il proprio: "Se lo fanno smettere me ne vado anche io". Totti non ha risposto: tutti sanno che forse per la prima volta sta valutando davvero se dire basta a fine stagione. Facile immaginare che da giovedì dovrà parlarne con Pallotta: dei propri dubbi, del ruolo eventuale da coprire "domani" nella Roma. Con il presidente dovrà parlare pure Spalletti: "Ho fatto un favore al club a non firmare, se ne perdo altre due non finisco nemmeno questa stagione. Un anno fa accettati molte situazioni già imbastite, non si è mai parlato di strategie". E questo sembra quasi un invito al presidente: facciamo chiarezza sugli obiettivi futuri, Oppure, salutiamoci. In fondo, lo ha detto chiaro Spalletti: "Il secondo anno sul contratto è stato messo solo per non dare l'idea di precarietà, non era scontato che fossi qui quest'anno". E se non era scontato con un contratto firmato, figuriamoci senza.