Il genovese Franco Giampaoletti entra oggi ufficialmente in Campidoglio come nuovo dg e il primo incarico riguarda il nuovo stadio della Roma. Lo studio della delibera bi-fase che dovrà superare quella Marino mantenendo costante il pubblico interesse è cominciato lunedì e terminerà non prima di qualche settimana. Tempo utile affinché Giampaoletti provi ad aggirare i due scogli su cui la questione stadio rischia di incagliarsi. Il primo è collegato al parere della Soprintendenza Mibact che, oltre ad aver dato il via alla procedura di vicolo sull’ippodromo della «mandrakata», ha espresso «motivato dissenso alla realizzazione dell’intervento non ravvisando le condizioni per la sua ammissibilità nel sito proposto». In teoria, quindi, lì lo stadio non si può fare anche se l’ultima parola spetta alla Presidenza del Consiglio.
Il secondo scoglio è pericoloso perché ancora avvolto nelle nebbie: le opere pubbliche. Quali saranno conservate? E quali, invece, saltano? Su queste due domande il progetto si gioca la stigmata dell’interesse pubblico e, quindi, l’iter in Conferenza dei servizi, con tempi che rischiano di dilatarsi sensibilmente. Dalle planimetrie scompaiono un ponte pedonale e il prolungamento della metro, mentre la «bretella» con la Roma-Fiumicino può slittare alla fase due. E il cono d’ombra tra due scaglioni genera incertezza
(corsera)