IL MESSAGGERO (P. LIGUORI) - La Roma è finita fuori strada, con una ruota nel fango. Ma Luciano Spalletti è convinto di potersi rimettere in carreggiata con le forze a sua disposizione. L’allenatore giallorosso, nel momento più difficile, dopo due settimane di schiaffi, ha tirato fuori il suo carattere di combattente, evitando qualsiasi discussione sull’organico e sulla stanchezza. E perfino fingendo di non capire un appunto del presidente Pallotta sull’impiego parziale di Salah contro il Napoli. L’unico obiettivo, suo e della squadra, è la gara di stasera a Palermo. È evidente che vuole affrontare un ostacolo per volta, visto che poi ci saranno altre due settimane di fuoco, con Lione e Lazio da battere con almeno due gol di scarto, salvo rinunciare a due dei tre obiettivi della stagione. Il Campionato, invece, è aperto per il secondo posto (dopo quello che si è visto a Torino con il Milan e l’Inter, lo scudetto in Italia non è contendibile), e Spalletti ha ripetuto che, se non avrà almeno un piccolo successo, a fine anno andrà via. Nonostante le polemiche, oggi riposeranno in quattro o cinque dei più sfruttati, forse anche Dzeko, ma il Capitano Totti «partirà dalla panchina». Spalletti prosegue deciso, anche troppo, ma una domanda avanza: il suo gioco, molto dispendioso, che chiede sempre ritmi alti e forma brillante, non sarà un po’ eccessivo per le possibilità del gruppo? Lucio non organizza pause, momenti di gestione, come altri allenatori fanno. Più spettacolo? Quando vinci, certo. Quando molli anche un attimo, sono lacrime. Ma per oggi Luciano ha ragione: a Palermo si deve soltanto pensare a vincere.