IL MESSAGGERO (M. CAPUTI) - Sfido a trovare chi dopo Inter-Roma avrebbe immaginato un tale tracollo giallorosso. In 3 gare, e in soli 9 giorni, la Roma ha messo a serio repentaglio tutti i suoi obiettivi stagionali. Prima a dicembre, poi a gennaio, Luciano Spalletti aveva avvisato che nel periodo cruciale la Roma avrebbe potuto soffrire la mancanza di alternative. Bene, ma se tutto era previsto si poteva fare qualcosa per evitarlo?
Vista l'impossibilità di rafforzare la squadra nel mercato invernale, probabilmente andavano gestite meglio le forze, anche cambiando modulo e principalmente atteggiamento. Oltre alla condizione fisica dei giocatori, sta mancando la lucidità. Quella, ad esempio, che ti fa accontentare e serrare le fila sull'1-0 nel derby e sul 3-2 a Lione. Oppure quella che ti fa cambiare uomini e optare per una tattica più prudente. Possibile che questa squadra quando si trova in difficoltà vada in barca? Oggi sembrerebbe a causa della condizione fisica e di una rosa corta, ma anche contro il Porto, a Cagliari, Bergamo o Genova è stata comunque incapace di arginare il mare in tempesta. La verità è che se le cose si complicano la squadra si perde a prescindere. La sensazione è quella di una Roma sempre troppo vulnerabile, incapace di compiere quel famoso salto in avanti che ti fa realmente diventare una grande. Riguarda tutti le componenti, nessuna esclusa: mentalità, carattere o personalità. Per ripartire non sarebbe sbagliato pensare meno alle ombre, alle voci, ai contratti e agli interessi personali. Serrati, compatti, meno belli e più pratici, con qualche pallone buttato in tribuna e meno chiacchiere.