AS ROMA MATCH PROGRAM (F. VIOLA) - Se dici Antonio Comi subito lo immagini in maglia granata, ma il centrocampista classe ’64 ha collezionato 135 presenze e 5 gol nei suoi sei anni alla Roma. Con la maglia giallorossa ha anche vinto una coppa Italia e perso la finale di una coppa Uefa, tutto nella stagione 1990-91. A fine carriera è tornato a Torino e dopo un periodo in cui è stato responsabile del settore giovanile, dal 2011 ha assunto la carica di direttore generale.
Proviamo ad andare indietro nel tempo, come ricorda il suo passaggio alla Roma dopo tanti anni a Torino?
“Certo il distacco c’è stato quando la possibilità di passare ad un grande club è diventata realtà. Ero un ragazzo che a undici anni aveva lasciato Seveso, in provincia di Milano, per andare a Torino. Avevo passato quattordici anni in una città e in una società dove avevo fatto tutto il percorso del settore giovanile, fino alla prima squadra, mi ero creato una famiglia, comprato una casa… La fortuna è stata quella di andare in una città meravigliosa, con un tifo simile a quello del Torino, e devo grazie alle persone che ho conosciuto e mi hanno aiutato a superare quel momento”.
Il Torino le ha dato moltissimo come uomo e come calciatore, mentre cosa ti le ha lasciato nel cuore l’esperienza romana?
“Roma è unica, è una città meravigliosa. Tra l’altro tra le due città, ci sono delle analogie. Sono tutte e due state capitale d’Italia, tutte e due hanno un fiume importante, hanno una storia strepitosa, monumenti fantastici, e dal punto di vista calcistico hanno in comune la tifoseria. Tifosi caldissimi, che amano la propria squadra e non sono io che devo dire che a Roma il tifoso è giallorosso e a Torino il tifoso è granata”.
Con chi sei rimasto in contatto di quella squadra?
“Di quel gruppo, anche per motivi lavorativi, sono rimasto in contatto con Bruno Conti. Ci confrontavamo ogni anno, lui era responsabile del settore giovanile giallorosso e io nello stesso ruolo qui a Torino, poi ogni tanto sento Giannini.
Poi ho una amicizia che dura da sempre con Stefano Pellegrini, e di volta in volta sento altri ex compagni, tipo Rizzitelli e Muzzi che tra l’altro ha vissuto qui con noi una esperienza importante”.
Qual è il ricordo più bello è quello più brutto legato alla sua avventura in giallorosso?
“Il ricordo più bello è stata la vittoria in Coppa Italia contro la Samp, il ricordo più brutto purtroppo è stata la morte di mia madre”.
Come calciatore ha assistito al battesimo di Francesco Totti in serie A. Oggi che lei è diventato nonno, Totti continua ad essere un grande protagonista del calcio d’élite. Siete due modelli di precocità, e anche un po’ di longevità?
“Ho cinquantatré anni e sono diventato nonno due anni e mezzo fa. Sono felicissimo perché mia figlia Benedetta mi ha dato due gioielli, due gemelli, Eva e Gregorio. Io non vedo precocità credo invece che nonni giovani al mondo ce ne siano tanti.
Viceversa la precocità è stato esordire a 16 anni in serie A e poi giocare ventiquattro anni da leader, da campione, da fuoriclasse... Nella storia del calcio ci sono pochissimi che hanno avuto questa dote e Francesco è uno di questi”.
C’è un episodio che la lega a lui?
“Sì, un aneddoto che esula dal campo di gioco, un ricordo che porto nel cuore perché dopo tanti anni che non ci si vedeva, sono tornato da dirigente all’Olimpico e lui mi ha riconosciuto. Io ero un po’ cambiato fisicamente da quando giocavo, e lui mi ha salutato ‘ciao Pandone’. Sono rimasto colpito perché era il mio soprannome che mi avevano dato a Roma i miei compagni, perché ricordavo loro l’orso panda. E lui se lo era ricordato, era un segnale come se ci fossimo lasciati da poco tempo.
E questa è stata una emozione veramente bella, che dimostra comunque la sua persona, la sua semplicità. È stato un campione, lo è tutt’ora, ma comunque rimane sempre una persona semplice, una dote non da poco”.
Usciamo dal rettangolo di gioco; nel calcio gli investitori stranieri sono una realtà in ascesa. Cosa ne pensa?
“Sì è un momento di grande globalizzazione, che ha toccato un po’ tutti i settori, il calcio è stato sicuramente uno di quelli dove gli investitori stranieri sono stati subito attratti perché ci sono dei brand, delle società di grandissimo livello.
La Roma in questo devo dire che è stata anche fortunata, perché il presidente Pallotta, e tutti i suoi investitori americani stanno facendo un grande lavoro, stanno cercando di portare risultati eccezionali in una piazza come Roma che ha una storia importante”.
Domenica si gioca Roma-Torino , che gara sarà all’Olimpico?
“Una partita tra due squadre che giocano un calcio offensivo, non a caso hanno i migliori bomber del campionato: Dzeko e Belotti. Belotti un po’ più giovane, Dzeko più esperto.
Immagino una partita aperta, la Roma cercherà di dare continuità ai suoi grandi risultati, e il Torino cercherà di dare quella continuità di valori che ha già dimostrato in questo campionato”.