IL TEMPO (F. M. MAGLIARO) - Mentre oggi, intorno all’ora di pranzo, è previsto un nuovo incontro fra i proponenti e il Campidoglio, in merito alle trattative sul dossier Stadio della Roma, ieri, sul progetto e sulla situazione di Paolo Berdini, dichiarazioni di fuoco del sindaco contro il suo ormai quasi ex assessore («leggo interviste, c’è da lavorare»), un paio di difese d’ufficio e una stilettata di Luca Lanzalone, il legale che sta seguendo la questione Tor di Valle per il M5S (il discorso sullo Stadio è «corale, non legato a una sola persona»). La giornata di ieri inizia con Paolo Berdini che fa la mossa della disperazione: una lettera aperta alla Raggi, pubblicata su Il Fatto Quotidiano, per rivendicare i propri meriti amministrativi, dare una nuova versione della chiacchierata con La Stampa, ma, soprattutto, rilanciare un tema caro a molti 5 Stelle: il complotto dei poteri forti contro di lui che vuole bloccare speculatori, palazzinari e lo Stadio. Stadio che, quindi, lo stesso Berdini vede come la vera ragione della sua disgrazia con i poteri forti che gliel’hanno giurata e ora gliela stanno facendo pagare. Nel suo testo Berdini omette una serie infinita di questioni: il ridimensionamento delle cubature dell’ex Fiera di Roma, che rivendica come successo personale ma che potrebbe condannare al fallimento l’ente. Dimentica l’affaire Torri dell’Eur che ha condannato a rimanere gli scheletri che i romani conoscono, dato che Telecom ha deciso di non investire in quel progetto. Per lui aver bloccato la Città dei Giovani, cantiere privato già finanziato e pronto a partire, con una conferenza di servizi chiusa, è giusto perché lui vuole rivedere il progetto.
E poco importa delle conseguenze. Dello Stadio, quasi inutile parlarne: si lamenta di essere presentato come «l’assessore contro», ma lui stesso ribadisce a ogni riga la sua contrarietà al progetto. Anche con imprecisioni enormi: ad esempio quando asserisce di aver dimostrato che le opere pubbliche non servono. Peccato che i suoi uffici, nei pareri resi in Conferenza di Servizi, abbiano detto esattamente il contrario! E, infine, fornendo la sesta (sic!) versione sul colloquio con il cronista de La Stampa. Le cinque precedenti sono state tutte contraddette dai fatti, dagli audio e dalle parole di esponenti 5 Stelle. A questa intervista, la Raggi ha risposto con una frase tagliente: «La pazienza delle persone ha un limite… Continuo a leggere interviste e dichiarazioni. Sinceramente non so dove trovi il tempo. C’è da lavorare. Lui sa bene che ci sono dei dossier da portare avanti e per senso di responsabilità nei confronti di Roma e dei cittadini dovrebbe farlo». Il caso Berdini tiene banco nei corridoi di Palazzo Senatorio. In teoria- al di là delle parole di circostanza – l’Assessore è fuori. In realtà non ancora: secondo quel che trapela la Raggi non vuole assolutamente rivivere un incubo analogo a quello della sostituzione di Marcello Minenna al Bilancio.
Un mese di buco, di nomi, di frullatore mediatico. Quindi, il sindaco vuole procedere alla defenestrazione di Berdini solo dopo aver trovato il sostituto. O, meglio, i sostituti, visto che Berdini ha due deleghe, pesantissime: l’Urbanistica e i Lavori Pubblici. Dividendole, almeno una delle due dovrà essere affidata obbligatoriamente a una donna per garantire il rispetto delle quote rosa. Il problema è che i casting in corso, al momento, non hanno sortito effetto. La ricerca, per ora, si rivolge al mondo accademico, lasciando da parte chi svolge attività privata per evitare di trovarsi con la sorpresa di un assessore con collaborazioni scomode con il mondo dei costruttori. I professionisti contattati, a quanto risulta, hanno tutti declinato: nessuno di loro intende sottostare a livelli multipli di controllo (Grillo, Casaleggio, Direttorio nazionale, Consiglieri regionali, comunali e il sindaco) e molti di loro non accettano l’idea della condivisione di un lavoro così delicato e complesso che non può essere soggetto alle oscillazioni umorali della base grillina.