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LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Da qualche giorno, i romanisti hanno capito che più di Totti, per loro, può fare Lotti. Colpa (o merito) di uno stadio, anzi due. “Ci sono i tifosi di calcio e poi ci sono i tifosi della Roma” è un vecchio refrain che oggi potrebbe tradursi in: “Ci sono i cittadini della capitale e poi ci sono i cittadini della Roma”. Capaci, attraverso un cortocircuito calcistico, di rovesciare in otto mesi gli orientamenti espressi nell’urna. Solo a giugno, il Pd romano pareva l’incarnazione dell’oscurantismo politico e amministrative bulgare incoronavano Virginia Raggi e i Cinquestelle con il 67%. Ma da Pasquino in poi Roma si è specializzata nel farsi beffe di chi la amministra. E il romanista non fa eccezione: «Me deve casca’ la mano che l’ha votati», impreca qualcuno sui social, dando l’idea di cosa sia successo nella testa del tifoso medio della Roma. Che da qualche mese ha un nuovo nemico: la Juventus? la Lazio? macché, l’assessore all’urbanistica della giunta Raggi, Paolo Berdini. L’ostacolo più duro tra la Roma e la realizzazione del suo stadio di proprietà a Tor di Valle, il sogno dei tifosi, il mezzo per diventare un po’ più simili alla Juve o al Real.