LA REPUBBLICA (L. D'ALBERGO - M. PINCI) - Il colpo è difficile da incassare, perché ora il «niet» del Campidoglio a guida grillina al nuovo stadio della Roma è nero su bianco. Redatto dai tecnici capitolini, il documento notificato ieri — a 48 ore dalla proroga di 30 giorni sulla conclusione della conferenza dei servizi — alla Regione contiene 42 annotazioni al progetto del club giallorosso.
Le sei pagine con cui il Comune si dice «non favorevole» all’impianto di Tor di Valle si sommano al parere negativo della Città Metropolitana (sempre a conduzione pentastellata) e riservano una bocciatura quasi totale all’iniziativa del presidente romanista James Pallotta e del costruttore Luca Parnasi. Sicurezza stradale e idraulica, viabilità e trasporti pubblici, «carenza documentale»: la stroncatura pesa. Ma lascia comunque aperto uno spiraglio. E ristabilisce le distanze tra le parti.
Da una parte ecco il Comune, con il coltello dalla parte del manico e fermo sull’idea che lo stadio si possa costruire solo rispettando il piano regolatore. Tagliando, quindi, le torri di Liebeskind. Dall’altra la Roma, disposta a trattare ma consapevole di essere stata messa davanti a un aut aut: o si segue la linea dell’assessore all’Urbanistica Berdini, modificando business plan e cubature, oppure il Colosseo bis rimarrà solo su carta.
In ogni caso, la decisione finale su Tor di Valle sarà nota entro il 3 marzo, giorno di chiusura di una conferenza dei servizi che, come ricorda l’assessore regionale all’Urbanistica Michele Civita, «deve valutare solo i pareri unici che i vari enti trasmettono. Il resto sono ipotesi senza valore». Per riuscire nel miracolo, entro quella data Roma e Parnasi dovrebbero prima di tutto risolvere le 42 criticità. Poi la giunta Raggi — condizionata dalla bufera giudiziaria che soffia sul Campidoglio — dovrebbe stabilire la variante al Prg da far approvare in consiglio comunale.
Mission impossible? Club e costruttore conservano ancora «la fiducia che le istituzioni coinvolte non vorranno lasciarsi sfuggire un investimento per la città da 1,6 miliardi di euro». E dal Comune filtra ottimismo: «Ci sono i margini per concludere positivamente la procedura». Via all’ultima trattativa.