Muratore: «La Soprintendenza ha dormito per anni»

22/02/2017 alle 15:56.
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IL TEMPO (F. M. MAGLIARO) - «Qualche perplessità sulla tempistica c’è», dice il professor Giorgio Muratore, scrittore, saggista, docente di Storia dell’architettura contemporanea presso la Facoltà di Architettura Valle Giulia de La Sapienza. La tempistica è quella con cui la soprintendente, Margherita Eichberg, ha avviato l’iter di apposizione del vincolo architettonico sull’ippodromo di . Il professor Muratore è finito in questa vicenda essendo uno studioso di Lafuente e avendo pubblicato sul proprio blog la copia della lettera spedita, il 31 gennaio, da Italia Nostra alla soprintendente Eichberg per chiedere l’apposizione del vincolo su «con somma urgenza».

Professore, qui abbiamo due problemi: la tutela di un bene, come possono essere le tribune di Lafuente; il secondo le modalità con cui la Soprintendenza s’è mossa.
«Mi occupo di questa cosa dai primi anni 90, quando ho pubblicato un libro su Lafuente, mio carissimo amico. Sono rimasto sconvolto quando ho visto che lo Stadio sarebbe finito lì sopra. Mi rendo conto che la struttura è abbandonata e dimenticata. La stessa Soprintendenza se n’è assolutamente dimenticata ed è facile che qualche progettista che lavora oltre oceano ponga incautamente una cosa su un sedile già occupato».

Questa mattina i proponenti del progetto hanno organizzato un tour a , da cui si evince l’assoluto stato di degrado della struttura tanto che non ci hanno neanche fatto avvicinare al manufatto.
«In questo momento dovrebbe essere transennato».

Lo è già.
«Allora siamo perfettamente d’accordo».

Perché, secondo lei, la Soprintendenza s’è mossa solo ora?
«Sen’eracompletamentedimenticata.HosollecitatoeinviatodocumentiallaSoprintendenteper evidenziare questa problematica, poche settimane fa».

Con la precedente Soprintendente, la dottoressa Galloni, altra funzionaria non tenera con i vincoli, ne aveva mai parlato?
«No, con lei no. Ma oramai ero diventato un tormentone al Ministero. Credo che mi evitassero: a tutti quelli che incontravo richiedevo questa cosa. Il progetto dello Stadio si può spostare di cento metri. Non c’è nessuna intenzione ostativa ma si può trovare un modo per far convivere tutti.Quelle tribune sono comunque un monumento».

Lei ricorda quando ha incontrato la Soprintendente?
«L’ho incontrata alla Casa dell’Architettura, a metà novembre, in occasione di un convegno su Giuseppe Perugini. Ma credo che la Eichberg avesse già istruito il vincolo. Io l’ho solo sollecitato».

Lei è sicuro che la procedura di vincolo fosse già istruita? Esistono una serie di «buchi» documentali.
«È una mia ipotesi, non posso confermarglielo. Era la prima volta che la incontravo. Ho detto a lei quel che ho sempre detto a chiunque incontrassi del Ministero».

Qui il problema però è che nel 2014 la Soprintendenza doveva apporre il vincolo.
«Sono assolutamente convinto di questo. Assolutamente».

C’è un atto del novembre 2014 in cui la Soprintendenza chiede informazioni sulle modalità di demolizione dell’ippodromo.
«Eh, questo non mi piace. Però, onestamente, al di là del clamore che travalica la questione, il problema è tutto risolvibile. C’è un’assoluta compatibilità fra le due cose».

Secondo lei come si potrebbe fare?
«Questo ricordo di una certa Roma olimpica occupa uno spazio molto relativo. Può essere restaurato facilmente e recuperato, riutilizzato, dandogli anche una funzione diversa da quella originale».

Ma se viene messo il vincolo non si tocca più niente. Guardi il Flaminio!
«Beh, no, dipende da come viene messo il vincolo e dal progetto di recupero. Il progetto è in fieri e quindi si può trovare il modo per salvare tutto. Credo che nessuno lo abbia nemmeno detto al progettista americano che si è trovato fra i piedi questa cosa».