LAROMA24.IT - La Roma tiene la scia della Juventus, che si sbarazza facilmente della Lazio, e risponde al successo del Napoli a San Siro. La formazione di Luciano Spalletti coglie la terza vittoria di misura consecutiva e si conferma come la principale rivale dei bianconeri in una lotta scudetto che, aspettando che la Juve recuperi la gara con il Crotone, si fa sempre più accesa.
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
Questa nuova Juve non è un esempio, è solo un colpo di genio, un’ultima provocazione. Domani sarà un’altra Juve, un altro calcio. Il problema è nostro, non suo, siamo noi che ci fidiamo delle etichette che mettiamo. Siamo noi che non vediamo il futuro mentre Allegri cambia il presente. Cambia anche l’Inter, normale a Palermo, infatti vince come fosse un righello bagnato, la linea va dritta lo stesso. Era questa normalità che mancava da anni, tranne in qualche idea di Mancini. Andrà ancora avanti l’Inter, anche se a me sembra abbia un limite: Juve, Roma e Napoli hanno sempre qualcosa in più. Trovo infine ingiusto alzare adesso la voce con il Milan perché la classifica si inclina. È molto tempo che al Milan non si parla più di calcio vero, solo di fantasie finanziarie mai davvero controllate fino in fondo. Non ricordo situazioni così complesse e un po’ vigliacche (la squadra dei giovani, vendo solo se comando, sono solo caparre) come questa del vecchio Milan. Davvero qualcuno pensava che la squadra potesse fare di più? Non perde il passo la Roma, Dzeko è diventato determinante. Non c’è stato ritmo, ma c’è stato abbastanza calcio. La Roma sarà lì fino alla fine.
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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
L’organizzazione tattica e la solidità difensiva sono invece le qualità che stanno rendendo la Roma una squadra diversa, più forte e matura. Tre gare consecutive vinte per 1 a 0: sembrano lontani i tempi in cui non riusciva a mantenere inviolata la sua porta.
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LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
Chissà che la rivoluzione di gennaio non sia, anche, un gonfiare la mascella dopo tante, forse troppe critiche. Oppure un tentativo di risposta al domandone a volte un po’ sterile sulla bellezza, sul giocar bene, sul dover giocare meglio. Perché la Juve riempie spesso le reti altrui ma quasi mai gli occhi; è innegabile che il calcio a tre passaggi del Napoli sappia essere più divertente, mentre la Roma contro il Cagliari ha di nuovo sbrigato la pratica senza incantare, quasi in stile bianconero, terzo 1-0 consecutivo (però Dzeko è arrivato a 14 gol in campionato, 20 complessivi, è meglio smettere di essere schizzinosi con lui). Magari la Juve si è scocciata di conquistare senza innamorare, forse il sogno estetico (ma conta davvero?, ma non è bello soprattutto chi vince?) non è utopia. Forse, il beato equilibrio così noioso e borghese si può raggiungere anche dopo una giornata trascorsa a folleggiare. Mica saranno graziosi solo gli altri.
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LEGGO (R. BUFFONI)
La Roma ha visto scappare ancora una volta i bianconeri ma ha avuto la forza di riportarsi a -1 nonostante una serata opaca. Dzeko ha piegato un Cagliari che ieri non è sembrato il colabrodo difensivo che raccontano i numeri (45 i gol incassati con quello di ieri). Merito di Rastelli che ha disegnato una formazione più abbottonata, ma anche demerito dei giallorossi che in attesa del ritorno di Salah devono sperimentare qualche altra soluzione offensiva. Di qui la corte sfrenata a Defrel. A Spalletti, che con la tredicesima vittoria casalinga di fila eguaglia il record del ‘30 della Roma di Campo Testaccio, serve eccome.
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IL TEMPO (G. GIUBILO)
la Roma di Spalletti centra la terza vittoria consecutiva con il minimo scarto, senza concedere gol ai rivali di turno, anche se contro il Cagliari, di solito fragile in difesa, stenta più del previsto. La soluzione felice la trova Dzeko, il gol decisivo arriva dopo un'ora di gioco, ma la vittoria della Roma e legittimata dalla traversa colpita dallo stesso centravanti. Non una delle migliori esibizioni dei giallorossi, comunque da elogiare per aver mostrato ancora una volta un'ottima tenuta difensiva. Non mancano le solite occasioni da rete sciupate, ma è importante essere riusciti a non perdere terreno dalla vetta.
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IL GIORNALE (T. DAMASCELLI)
Dopo che per una vita pensavamo che gli allenatori studiassero, di notte, tattiche e strategie per vincere le partite, ecco che Allegri spiazza il mondo intero e i suoi datori di lavoro, rivelando che la Juventus non ha cambiato soltanto il logo ma anche la formazione, grazie a un'idea passata per la testa del livornese al risveglio di una mattina qualunque, mercoledì, dopo gli incubi di Firenze aggiungerei io. Ecco la svolta, ecco la magia, zittiti i critici.
Strani questi toscani, davvero strani da sempre, folto l'elenco di docenti che parlano la lingua madre e non sono disposti e disponibili ad accettare le critiche, una specie di allergia a scritti e parole che mettono in dubbio scelte e promesse, cosi Allegri e cosi il suo sodale Sarri, il quale ha proprio detto che con la stampa «'un ci vorrebbe parlare più». Bisogna farsene una ragione, si agitano, bestemmiano, strillano delle loro postazioni poi, quando sfogliano un giornale, diventano ancora più inquieti, non soltanto per il livello di alfabetizzazione e di comprendonio, mettono il muso e ne dicono. Un po' ridicoli, oltre che strani. Ma conta il campo e allora la corsa verso il titolo si fa più umana, la classifica si restringe, i sogni europei diventano ossessione, il Napoli è una certezza, la Juventus cambia pelle restando la stessa, la Roma non fa più la stupida, di sera e di giorno. Le altre alzano polvere. Si prevedono quattro mesi tosti.