Luciano Spalletti, che ha un contratto in scadenza il 30 giugno, in una intervista a France Football che uscirà a gennaio, ha espresso un concetto chiaro: «Se non riesco a vincere, me ne vado». Il concetto ha una coerenza col percorso spallettiano. Il tecnico, infatti, appena rientrato alla Roma aveva detto come fosse tornato «per completare il lavoro» (lo scudetto) e come fosse «stufo di arrivare secondo». Dichiarazioni impegnative, che però avevano fatto piacere all’ambiente. A questo punto, se la vittoria non arrivasse, i tifosi si chiederebbero: la Roma non ce l’ha fatta perché ha sbagliato l’allenatore o perché la squadra non era all’altezza?
Ieri, alla cena di Natale, l’a.d. Gandini ha detto: «Il futuro di Spalletti? Ha le carte in mano per deciderlo. Sta facendo di tutto per farsi confermare con i risultati, siamo pronti a sederci quando lui vorrà». All'ex caserma di via Guido Reni ha parlato anche Radja Nainggolan. «La Juve è passata. Ora dobbiamo arrivare alla sosta al 2° posto. Niente voti al 2016: la delusione della Champions ci ha fatto male. Szczesny parla di immaturità? Dopo la partita c’è sempre la delusione e si parla sempre a testa calda. Quello che voleva dire è che rispetto a loro, abbiamo fallito il contrasto giusto o l’ultimo passaggio giusto. Magari lo ha detto in maniera sbagliata. Io vicino alla Premier? Vicino è un parolone, ci sono stati contatti, la mia volontà è venuta fuori in fretta, ho deciso velocemente. Ci sono stati dei patti che ci eravamo ripromessi e ora stiamo cercando di risolvere. Io quello che dovevo e volevo fare l’ho fatto».
(gasport)