Dopo la bufera sul futuro legato ai successi («se non vinco, vado via», aveva detto a «France Football»), Luciano Spalletti – saggiamente – fa capire quale sarà il suo avvenire. «Io ci sto a dover avere l’imposizione di vincere perché ho una buona squadra – dice l’allenatore della Roma –, però poi si fanno gli inventari, si guarda se la squadra segue, se è nelle condizioni di dare il giusto risultato per quella che è la sua forza. Ad esempio, ora a dicembre si fa l’analisi dell’annata. E così, nel confronto con le migliori squadre europee, si vede che – con gli 81 punti delle mie 36 partite – siamo nella media, se non superiori, a Bayern, Tottenham, Arsenal, United, City, Napoli, Psg, Atletico Madrid. Questo è segno che la squadra sta lavorando bene. Ci sono i presupposti quindi per andare avanti. Perciò a febbraio-marzo con la società si farà la stessa cosa, valutando i risultati, la classifica, la crescita dei calciatori e così via. Non vedo il problema. È giusto far posto a un altro se io non vinco o se non creo presupposti di vittoria. Che dovrei dire: non ho vinto nulla e facciamo 5 anni di contratto? Mi sembra che sia scorretto».
L’impressione è che il k.o. con la Juve non abbia smorzato tutto l’entusiasmo. «Il gruppo ha reagito benissimo – conferma Spalletti –. anche se sono sconfitte che fanno male però poi va fatta una valutazione obiettiva. Non dobbiamo buttar via tutto in cinque minuti per questa sconfitta. Certo, dà fastidio, ma ci sono anche altre considerazioni da fare che sono tutte a favore dei ragazzi. L’autostima, deve rimanere intatta».
I titoli di coda li lasciamo alla difficoltà di vincere a Roma. I colpevoli? L’ambiente, manco a dirlo, e i giornalisti soprattutto. «C’è un allenatore che ha allenato la Roma e che ora è al Barcellona (Luis Enrique, ndr) e un altro che vince in Inghilterra (Ranieri, ndr) e tutti sono stati massacrati. L’ho domandato diverse volte in giro per l’Europa quando ero allo Zenit se vi avevano visto, ma non vi aveva visto nessuno. Nessuno mi sapeva dire niente sulla Roma». Ma a Trigoria fanno notare come pure il ricco Zenit targato Gazprom, non sia mai andato oltre gli ottavi né in Champions (2 volte) né in Europa League (2).
(gasport)