«Se non vinco me ne vado». Lo ha dichiarato qualche giorno fa Luciano Spalletti, in un’intervista a France Football che sarà pubblicata integralmente a gennaio. Ieri, nella conferenza alla vigilia della gara col Chievo, l’allenatore, che alcuni vedrebbero bene come sostituto di Allegri alla Juve e altri all'Inter con Sabatini, ha spiegato quelle parole. «Potrei anche chiedere un contratto di cinque anni senza aver vinto niente, ma non mi sembrerebbe corretto, perché io sono abituato a lavorare per un risultato. La ricerca deve essere quella della vittoria perché ho una buona squadra, poi si fanno le analisi: credo che se abbiamo ottenuto 81 punti in 36 partite siamo nella media delle più forti formazioni europee. Significa che la squadra sta lavorando bene e io sono orgoglioso del comportamento dei miei ragazzi: oggi ci sono i presupposti per andare avanti, poi a fine anno dovremo fare l’inventario della situazione».
Si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe, il tecnico romanista. «Dieci anni fa, quando mi sono dimesso, avevo altri due anni di contratto: sono stato costretto ad andare via perché secondo la stampa e la società non ero all’altezza. Quando ero allo Zenit chiedevo in giro, ma della Roma non si parlava più e invece tutti gli allenatori che sono passati qui hanno vinto altrove: Luis Enrique al Barcellona, Ranieri in Inghilterra. Voi li massacrate e loro vincono da un’altra parte, mentre qui è rimasto tutto uguale».
(corsera)