
LA REPUBBLICA (E. GAMBA) - La battuta che circola nel velenoso mondo delle panchine è che Allegri e Spalletti vadano d’accordo perché si sono frequentati, e confrontati, molto poco. Sono nati a ottanta chilometri uno dall’altro, ma si sa quanto più grande sia in Toscana la distanza tre le colline e la costa, «e noi delle città di mare non si sa da dove veniamo, dove siamo cresciuti», ha sorriso Max lo juventino, presentandosi come un figlio di chissà quale miscuglio. «Come allenatore Spalletti non si discute. Ogni tanto è bravo anche a fare l’attore, e poi è molto simpatico. Sì, ho un buon rapporto con Luciano» e in effetti c’è stima, da Livorno a Certaldo. È uno di quei feeling a pelle mai però veramente verificati, o approfonditi. «Mi dice che sono un bravo attore perché non mi ha mai sentito cantare», ha risposto, salacità su salacità, Luciano da Roma parlando di quel livornese, «e i livornesi sono tipi astuti, bisogna stare attenti. Ma lui è un grande amico, una persona corretta, un grande allenatore. Il primo della classe. Quindi si accetta qualche battuta»: se c’era un sottofondo di acidità, nelle parole di Spalletti, non lo si è notato. I due si piacciono, anche se (o perché) si sono visti di rado.