IL TEMPO (E. MENGHI) - Che doveva affilare le armi lo sapeva prima di incamminarsi verso Bergamo, eppure la Roma sembrava tutt’altro che pronta alla battaglia. Il ko tecnico arrivato per mano di un’agguerrita Atalanta ha spiazzato Spalletti, che alla vigilia aveva speso parole importanti per la sua squadra, invitata a fare come la Juventus e all’improvviso ridimensionata. Il primo a salire sul banco dei colpevoli è l’allenatore toscano, che ha evidentemente sbagliato i cambi e non ha saputo trasmettere il giusto spirito combattivo ai suoi. E alla ghigliottina ci va da solo: «Mi ero sbilanciato – il mea culpa di Spalletti – perché avevo visto segnali giusti avverati solo per 50 minuti. Sicuramente la responsabilità maggiore è dell’allenatore quando una squadra non lotta. È lui che ha il termometro durante l’allenamento, vede le caratteristiche che mancano e deve saper scegliere bene. C’è sempre da portare un prodotto, un risultato alle tue idee e alla tua ricerca. Se tu decidi di non far niente stai tranquillo che ci sarà qualcuno che lo fa e ti passa avanti. Noi abbiamo smesso di giocare nel secondo tempo e loro sono saliti in cattedra. Non c’è mai un grande risultato se non c’è un piccolo risultato dall’altra parte e noi abbiamo fatto un piccolo risultato». Ossa rotte e morale di nuovo a terra: gli alti e bassi non sono una novità a Trigoria.
Oggi (ripresa alle 11) Spalletti avrà la priorità di discutere con i giocatori del blackout di Bergamo: «Io li vedo lavorare tutti i giorni e questa settimana abbiamo lavorato bene. Ma noi abbiamo demeritato. È chiaro che delle analisi bisogna farle. Se si va a vedere il nostro storico non è la prima volta che mettiamo la testa sotto la sabbia e mostriamo una doppia faccia nella stessa partita. È meglio parlarne e affrontare la situazione». Il tallone d’Achille della Roma è tornato a scoprirsi: «Abbiamo fatto un passo indietro per le nostre ricerche, le nostre qualità. Quando si alza il livello di lotta delle partite noi diventiamo meno bravi. Se poi si commettono un paio di ingenuità, come ci è successo nell’episodio del rigore finale, è una sconfitta che ci può stare. Gomez? Giusto il penalty perché il colpetto c’è». Sbagliate le sostituzioni del tecnico romanista, che prova a difendersi: «La rinuncia a Salah e Perotti non era una resa. Più che i cambi fatti di non corretto c’è il lavoro di preparazione alla gara». Che è decisamente peggio. Nemmeno Nainggolan ha gradito il richiamo in panchina e uscendo si è rivolto a Spalletti così: «Quando mi fate cambiare ruolo ditemi bene le cose». Sono le uniche, polemiche, parole di un calciatore dopo la sconfitta, per gli altri bocche cucite.