Mesi fa l’accostamento sarebbe parso pura blasfemia. Edin Dzeko invece sembrava l’elogio del «vorrei ma non posso», ora con la sua vena realizzativa ha superato un giocatore del calibro di Gabriel Omar Batistuta. Nelle prime 20 partite stagionali disputate il bosniaco ha segnato 17 gol in 20 partite (12 in 14 match di campionato, 5 in Europa) contro le 15 reti dell’argentino (13 in 14 gare di Serie A, 2 in coppa Uefa) in un’annata che per la Roma resta indimenticabile, la stagione 2000-2001 che portò al terzo scudetto.
Due attaccanti che, pur se diversi per caratteristiche, hanno in comune le gigantesche aspettative che i tifosi nutrivano nei loro confronti. Nell’estate del 2000 per l’argentino si aprì l’Olimpico e la Curva Sud si riempì per dare spazio all’entusiasmo di un acquisto da 70 miliardi di lire. Quindici anni più tardi, invece, sono stati in tremila ad andare a Fiumicino per accogliere il bosniaco che era stato strappato al Manchester City per 18 milioni di euro. Certo, il presidente Sensi aveva strappato alla Fiorentina la bandiera, il simbolo di una tifoseria che peraltro non lo ha mai rinnegato; il presidente Pallotta invece ha acquistato un centravanti che in Inghilterra era scivolato nell’ombra di Agüero. La differenza un anno fa sembrava netta: Batistuta ebbe un avvio bruciante, Dzeko invece claudicante, finché la seconda stagione di entrambi non ha quasi ribaltato l’inerzia. Se il bosniaco adesso sta esplodendo nel rendimento, i numeri arrivano a raccontare come lui abbia realizzato 27 gol in 4.095 minuti contro i 33 in 6.322 di Batistuta. Cifre chiare: la media di Dzeko, al momento, è meglio di quella del Re Leone
(gasport)