Florenzi trequartista è l’ultimo esperimento (riuscito) di Spalletti, uno che fa parte di questa categoria qui, entra di diritto tra quelli che modellano le proprie convinzioni sulle esigenze, sulle caratteristiche, sui momenti.
Non conta il modulo, contano i principi: Spalletti l’ha sempre urlato e poi l’ha messo in pratica. Con la Roma ha cambiato almeno cinque schieramenti. Ha sperimentato la difesa a tre, l’ha abbandonato sposando il trequartista, poi il finto centravanti, il centravanti in carne e ossa, quel vecchio adagio del 4-2-3-1. Ti giro e ti rigiro la Roma, perché dall’esperienza in Russia è tornato cambiato, aggiornato, per meglio dire arricchito.
Rüdiger ha fatto il centrale, il terzino destro in una difesa a quattro, persino l’esterno a destra avanzato in un 3-4-2-1. Esattamente come dalla parte opposta ci ha provato El Shaarawy. Il Faraone nel frattempo è tornato a giocare alto, basta coperture a tutto campo, quelle a sinistra le può garantire meglio un terzino come Bruno Peres, di natura destro ma spesso adattato dall’altra parte. Contro l'Inter, tra un gol di Dzeko e una capocciata di Manolas, si sono visti anche gli strappi di Florenzi. Incursore, proprio alle spalle del bosniaco. Una casellina in genere occupata da Radja Nainggolan. Già, proprio lui, il simbolo più autentico del trasformismo. Preso dal mezzo al campo e portato alto nel 4-2-4. Chi invece la porta la deve vedere e annusare è Momo Salah. Anche su di lui Spalletti ha lavorato su, avvicinandolo alla «zona rossa», l’area di rigore, fino a farlo scivolare a volte a fare la punta centrale.
(gasport)