LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Magari farà meno rumore del tormentone Totti. Ma non c’è vigilia che la Roma riesca a trascorrere senza discussioni. Aspettando il Crotone, l’indice di Spalletti punta stavolta il futuro, il proprio. Piegandosi a forma di un punto interrogativo: «Il rinnovo? Dipenderà dal lavoro che riusciremo a fare insieme, da quello che la squadra evidenzierà come comportamenti».
Un po’ come a dire: se il gruppo mi segue continuo, altrimenti ciao. Altro che raccogliere l’invito del presidente Pallotta. Lui pochi minuti prima a Sky s’era cimentato in un’imitazione non proprio riuscitissima del tecnico per poi invitarlo a legarsi alla Roma oltre il prossimo 30 giugno: «Mi piacerebbe tantissimo che Luciano restasse a lungo, abbiamo un ottimo rapporto». Ed è vero che lo hanno: merito del tecnico. Fin dal loro primo incontro a Miami, mentre il presidente ancora pensava ai 14 milioni che avrebbe speso inutilmente per l’esonerato Garcia, Spalletti spiegò: «Se non funziono, me ne vado senza chiedere un euro».
Cemento sul rapporto. Quello con lo spogliatoio invece è un po’ meno cementato per la scelta del tecnico di togliere a De Rossi la fascia di capitano dopo l’espulsione con il Porto. Ora la punizione è finita: «Da domani tornerà a indossarla. Se giocherà». Ma il “se” tradisce una riflessione sulla sua presenza dall’inizio: oggi il centrocampo ha più bisogno delle idee di Paredes che dei muscoli del (vice) capitano. A proposito di capitani: una corrente romana vorrebbe Totti titolare. Ipotesi sostenuta dalla seduta extra di allenamento che il numero 10 s’è imposto lunedì. Ma utilizzarlo subito, può portare dei rischi. Soprattutto quello di non aver più tormentoni da cavalcare.