IL TEMPO (A. SERAFINI) - «Il Torino ha meritato di vincere». Detto questo, Luciano Spalletti si scrolla dalle spalle ogni tipo di considerazione tecnica sulla gara, andando ad approfondire uno dei concetti che lo ha sempre tormentato durante tutte le esperienze vissute nella capitale. Già, perché la sconfitta con i granata non ha fatto altro che rafforzare i pensieri del tecnico toscano, costretto ancora una volta a ripartire e ad azzerare tutto per cercare la scossa definitiva. Ogni parola cade come un macigno all'interno dello spogliatoio, quello che l'allenatore ha tenuto in silenzio per qualche minuto al termine della sfida con il Toro.
Un colloquio breve, ma intenso in cui è stata comunicata alla squadra il primo cambio di rotta: fino alla sfida con l'Inter Spalletti ha deciso infatti di fissare una doppia seduta ogni giorno. In pratica, si entrerà a Trigoria intorno alle 10 e non si uscirà prima delle 20. L'impressione che si sia toccato il fondo viene rafforzata dalle parole dette a caldo: «Così non si va più avanti, devo modificare qualcosa. Essendo l'allenatore sono il primo responsabile, quindi devo trovare soluzioni. Ormai so quello che devo fare - aggiunge il tecnico - questi calciatori sono quelli che ho scelto e voluto, quelli che rimarranno fino a fine anno e per me sarà un piacere lavorare con loro anche nel momento del dolore, perché ci sarà qualche momento del genere da dover passare».
D'altronde, a prescindere dai risultati altalenanti di questo avvio di stagione, le problematiche registrate e denunciate dall'allenatore sono rimaste le stesse, anzi dopo ieri addirittura peggiorate. Di conseguenza la rivoluzione è annunciata attraverso parole che non lasciano spazio alle interpretazioni: «Quando ci sono le prime difficoltà ci abbassiamo e andiamo in confusione, perché si pensa, attraverso quello che sono delle menti un po’ malate, che le cose vengono fuori in base da quella che è la nostra qualità, senza metterci la testa, senza andare alla ricerca di uno sforzo o di un impegno maggiore. So benissimo quello che penalizza la Roma, sia quando c'ero io sia nel periodo in cui non ci sono stato. Bisogna cambiare quello che pensano alcune mente deboli, credere che le cose accadano soltanto perché si hanno delle qualità. Sono idee distorte di chi non dimostra la stessa forza durante l'allenamento e poi nella gara».
In pratica, senza tirare in ballo l'ambiente e altre condizioni esterne, Spalletti punta il dito contro i suoi giocatori rappresentativi accusandoli di atteggiamenti sbagliati durante la settimana di preparazione a Trigoria e di avere la presunzione di chi crede di essere più forte dell'avversario per poi dimostrare scarsa personalità quando lo affronta. A prescindere quindi da possibili cambiamenti tattici che potranno registrarsi nei prossimi incontri imminenti tra Europa League e campionato, il messaggio così diretto punta dritto verso la possibilità di nuove esclusioni eccellenti, soprattutto se questo presunto valore non verrà tirato fuori in allenamento.
E tra Dzeko, Nainggolan, Perotti, Salah, De Rossi, Florenzi, Peres nessuno può sentirsi più sicuro di ricevere a priori una maglia da titolare. Un richiamo all'ordine necessario, nella speranza di invertire una tendenza ormai atavica: «Vince quello che si impegna di più, non chi è più bravo a prescindere - conclude Spalletti - altrimenti non si va da nessuna parte».