"Roma è la mia vita"

01/09/2016 alle 13:50.
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IL MESSAGGERO (G. LENGUA) - Un uomo che vive in simbiosi con la sua città, su cui ha scommesso e vinto diventando il calciatore più amato degli ultimi anni: non ha mai girato le spalle alla sua gente, ha da sempre rappresentato a testa alta il suo popolo restando fedele ad una maglia, nonostante le tante tentazioni che gli si sono presentate in carriera: «A 13 anni hanno bussato alla nostra porta di casa. Erano i dirigenti del Milan, mi chiesero di andare da loro. Cosa avrei scelto? Beh, non fu una mia decisione. Mia mamma è sempre stata il boss e lo è tutt'ora. Mi dispiace. No, no fu tutto ciò che disse. Fu difficile rinunciare a quella proposta perché avrebbe significato tanti soldi per la nostra famiglia, ma così facendo mia madre mi diede un grande insegnamento quel giorno: la tua casa è la cosa più importante nella vita. Poche settimane dopo la Roma mi fece un'offerta. Avrei indossato il giallorosso». Con gli anni le offerte diventarono più importanti ed arrivò il : «Ne parlai con il presidente 12 anni fa e quello fece la differenza. Alla fine, però, fu la conversazione che ebbi con la mia famiglia che mi ricordò in che cosa consiste la vita» ha scritto il capitano della Roma su The Players' Tribune, un sito fondato dalla leggenda dei New York Yankees, Derek Jeter che consente agli atleti di tutto il mondo di scrivere ai propri fan.

SOLO UNA SCELTA -  sin da bambino ha mosso i suoi primi passi col pallone tra i piedi, diventato con gli anni compagno di una vita in cui il calcio si è trasformato da passione a lavoro: «Quando sei un ragazzo di Roma, ci sono solo due scelte: Roma o Lazio. Nella nostra famiglia, esisteva solo una scelta possibile. Fortunatamente per me mio nonno Costante era un tifoso accanito della Roma ed ha trasmesso questo amore a mio padre che, a sua volta, lo ha trasmesso a mio fratello e a me. Da piccolo ero ambizioso non credo che nessuno nel mio quartiere di San Giovanni mi abbia mai visto senza un pallone al piede. Giocavamo a calcio ovunque, sui sanpietrini, vicino alle chiese, nei vicoli, volevo che il calcio diventasse la mia professione e iniziai a giocare per alcuni club giovanili. Sulle pareti della mia stanza avevo appeso poster e articoli ritagliati dai giornali su Giannini». E qualche anno dopo sul poster ci sarebbe stato lui: «In questi 39 anni Roma è stata la mia casa. In questi 25 anni di carriera, la Roma è stata la mia casa. Spero di aver rappresentato il Club al meglio delle mie possibilità ed aver innalzato i colori della Roma il più in alto possibile vincendo lo scudetto e giocando nella . Spero siate fieri di me».

IL LEGAME - Il legame indissolubile tra e la città eterna è restato saldo da sempre: «Roma rappresenta la mia famiglia, i miei amici, la gente che amo. Roma è il mare, le montagne, i monumenti. Roma, ovviamente, è anche i romani. Roma, per me è il mondo. Questo Club e questa città sono stati la mia vita». La tristezza nelle parole di Francesco si intuisce quando c'è da descrivere il suo finale di carriera: «Potete definirmi un abitudinario, ma quando penso al tempo trascorso qui e a ciò che lascerò so già che mi mancherà la routine e le cose di tutti i giorni. Le molte ore di allenamento, le chiacchierate nello spogliatoio. La cosa che mi mancherà maggiormente sarà bere un caffè con i miei colleghi ogni giorno. Forse se tornassi un giorno come allenatore, riuscirei a godermi ancora questi momenti».