IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Aspettando il regista in mediana (Borja Valero), quello difensivo è già arrivato. Sorridente, un po' in ritardo sulla tabella di marcia, Thomas Vermaelen è sbarcato ieri all'ora di pranzo all'aeroporto di Fiumicino dove ad attenderlo c'erano un centinaio di tifosi. È l'acquisto più importante della Roma in questa sessione di mercato. Non solo per nome, qualità e curriculum. Ma per la valenza che rivestirà nello scacchiere di Spalletti che non a caso, quando ormai la trattativa era in dirittura d'arrivo, lo aveva definito «un'opera d'arte».
NUOVA FISIONOMIA - Lucio è consapevole che con Vermaelen (che prima di svolgere le visite mediche ha ricevuto la visita in albergo di Sabatini) in rosa la Roma cambia radicalmente fisionomia. Ora sì che si può dar luogo al famoso modulo tre e mezzo che il tecnico aveva avuto modo di spiegare dopo il successo contro il Frosinone (30 gennaio): «L'idea è girare palla a tre e difendere a quattro perché El Shaarawy attacca il terzino avversario e Zukanovic chiude in fascia. Dovrebbe essere una cosa normale». Con il belga lo diventerà. Perché con l'ex Barcellona in campo non servirà più abbassare un centrocampista (De Rossi) e far partire l'azione dai suoi piedi. La manovra trova finalmente una nuova fonte di gioco, essenziale nell'affrontare squadre che si difendono ad oltranza e/o vanno a pressare con insistenza i portatori di palla in mediana. Con il Montreal Impact ci aveva provato Manolas ma i risultati era stati a dir poco deludenti. Kostas infatti è un formabile marcatore ma quando c'è da impostare evidenzia limiti tecnici. Discorso simile per Ruediger che nelle ultime giornate di campionato era sollecitato dagli avversari ad avanzare palla al piede, consapevoli della scarsa abilità del tedesco nel far partire l'azione. Vermaelen cambia il modo di giocare della Roma. Che ora in difesa può schierarsi a suo piacimento a tre, a quattro (spostando Juan Jesus sulla fascia) o come ama giocare Lucio, a tre e mezzo.
FASCE DA SISTEMARE - Fondamentale sarà il lavoro degli esterni. Al momento, aspettando novità dal mercato, a destra Spalletti ha a disposizione Florenzi e Torosidis. A sinistra, oltre alla possibilità di allargare Juan Jesus (e all'occorrenza anche Vermaelen, ipotesi tuttavia remota vista l'abilità nel palleggio del belga, decisamente più utile al centro), ci sono Emerson Palmieri e quando si giocherà a tre, El Shaarawy. La possibilità di schierare insieme i due nazionali azzurri è certamente quella più allettante ma allo stesso tempo rischiosa. Non è un caso che nemmeno Conte, all'Europeo, l'abbia mai azzardata. Del resto, come Mazzone insegna, «uno va, l'altro resta». Nella stagione 1994-95 il tecnico romano utilizzava come esterni nel 3-5-2 Moriero a destra e Carboni a sinistra, precorrendo i tempi di almeno 20 anni. L'optimum in quel ruolo (a destra) sarebbe Zabaleta ma la trattativa è a dir poco in salita (ieri l'argentino in amichevole contro l'Arsenal è stato schierato titolare da Guardiola che lo ha promosso addirittura capitano). Potrebbe tornare in gioco a questo punto anche Widmer, nonostante la valutazione fatta dall'Udinese (10 milioni) viene considerata alta. Rimane in corsa Manquillo, semplicemente perché è il più semplice (e meno costoso) da prendere. Se a centrocampo l'operazione-Borja Valero è legata alla qualificazione in Champions, diverso il discorso per Ziyech. L'esterno offensivo del Twente è bloccato in attesa che uno tra Ricci (richiesto sia dal Genoa, dove ritroverebbe il suo tecnico a Crotone Juric, sia dall'Atalanta, pronta ad esaltarlo nel 3-4-3 di Gasperini) o Iturbe (il Bologna è tornato in pressing) lasci Trigoria. Con l'acquisto di Vermaelen, Gyomber è pronto a partire: il difensore è ad un passo dal Pescara.