Spalletti bacchetta i suoi giocatori: «Poco carattere: la squadra non lotta»

29/08/2016 alle 14:02.
cagliari-calcio-v-as-roma-serie-a-25

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «La Roma è una buona squadra, ma non una grande squadra». Finalmente la normalità, predicata ormai 11 anni fa. La virata di , anche se in ritardo, è solo da apprezzare. In pochi giorni, dopo l'eliminazione isterica di martedì scorso con la sconfitta contro il Porto nel playoff di , il toscano rivede la sua valutazione del gruppo giallorosso. Non è più, a quanto pare, il più forte che ha mai allenato negli anni passati a Trigoria. Bisogna, insomma, riconoscergli l'improvviso bagno di umiltà. Fatto davanti a un altro porto, quello di Cagliari. Il 2 a 2 con la neopromossa di Rastelli (debuttante in A) e di Borriello (5 reti nelle ultime 4 sfide da ex) lo avrà convinto definitamente che non è tempo di esagerare con l'esaltazione di questa rosa che è incompleta e lui lo sa meglio di altri.

RIMPROVERO PLATEALE - «Si lotta poco, non mi garba l'atteggiamento dei giocatori quando perdono il pallone». Lucio resta il Picconatore di sempre. «Non ci sono scuse, torniamo a casa con il risultato che abbiamo meritato. Mi sembra scarsa la personalità, perché poi nel momento in cui è facile gestire ci viene un po' il braccino'. Il piedino... Non riusciamo a fare passaggi facilissimi. Così gli altri prendono coraggio e se sono bravi raggiungono l'obiettivo, come è successo qui. In alcuni momenti siamo stati ancora fragili, in altri più forti: sicuramente non abbiamo ancora raggiunto l'equilibrio e ritrovato la tranquillità. Il Porto non deve essere una scusa: se non reagiamo abbiamo già finito di giocare. Questione di carattere. Che adesso manca». «Sono due punti buttati» fa sapere . , invece, insiste: «Non centra il calo fisico. C'è da lavorare psicologicamente. Peccato perché, nonostante il pareggio del Cagliari, abbiamo avuto altre due occasioni per vincerla in extremis: a volte se non hai la personalità di fare le cose semplici, quando arriveranno quelle difficili sarà ancora più dura. Soprattutto considerato l'alto livello dei giocatori che ho a disposizione. Dobbiamo registrarci. E allinearci al nostro modo di stare in campo e ai nostri obiettivi. Il nostro grafico deve essere sempre verso l'alto. Ma alla fine è l'allenatore quello che ha più colpe di tutti». Non fa riferimento a tutto il campionario tattico mostrato al Sant'Elia come fosse la fiera di fine estate.