«Nelle squadre che vanno bene come noi nella seconda parte della stagione scorsa, meno cambi meglio è. La difesa è un reparto delicato, dovranno lavorare molto, più degli altri, per unire le menti in un unico movimento. Ma sono giocatori bravi ed esperti, si adatteranno presto». Oggi parole di Daniele De Rossi nella conferenza stampa di Oporto rimbombano un po’ come una sentenza annunciata, visto le tante difficoltà che ha palesato la retroguardia giallorossa in questo inizio di stagione.
Tra le due sfide con il Porto e le gare di campionato con Udinese e Cagliari la Roma finora ha incassato sei reti. La scorsa stagione, nella gestione Spalletti, i gol subiti furono 23 in 21 gare. Delle avvisaglie si erano avvertite già a Latina, nell’ultima amichevole prima di Oporto, quando il reparto soffrì anche contro Corvia, Paponi e Regolanti. Poi la scoppola casalinga con il Porto e gli sbandamenti di Cagliari.
Che si giochi a 4 o a 3 la retroguardia non riesce mai a trovare stabilità e compattezza. Anche perché la coppia di centrali (Manolas-Vermaelen) deve ancora conoscersi e capirsi. Juan Jesus non ha ancora mai regalato una prova positiva; Fazio ha un buon piede e centimetri da sfruttare per dominare l’area di testa, ma non convince sul piano della velocità. L’infortunio di Mario Rui poi ha complicato maledettamente le cose sugli esterni (la coppia ideale sarebbe stata il portoghese a sinistra e Bruno Peres a destra), la soluzione può essere il ritorno di Rüdiger a destra, con Peres a sinistra. In attesa infine di capire se Szczesny resterà il portiere titolare o si ridarà fiducia ad Alisson, la speranza è quella di trovare il prima possibile assetto e stabilità.
(gasport)