Grande fratello stadio

10/08/2016 alle 14:30.
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LA REPUBBLICA (F. ANGELI - S. FIORE) - Le nuove misure di sicurezza adottate per l’Olimpico non piacciono ai tifosi. Malgrado la di Roma abbia spiegato che non sarà un’operazione in contrasto con la privacy ma solo «utile a garantire sicurezza nello stadio alla luce dell’aumento di “daspati” e di scontri registrati negli anni passati» , gli ultrà non ci stanno.
Il semplice sospetto che la nuova misura rappresenti una schedatura preventiva ha così aperto le valvole di sfogo delle due squadre capitoline: Lazio e Roma. Nemiche storiche sul campo ma unite nella protesta. Dopo una stagione in cui le tifoserie organizzate hanno protestato, disertando lo stadio, contro le barriere poste nelle due curve, la novità di un ulteriore sistema di monitoraggio è suonata per molti come una provocazione: «La prossima volta cosa introdurranno? Le analisi del sangue o la scansione dell’iride?», è una delle domande sarcastiche in cui è facile imbattersi tra social e forum. «Praticamente lo stadio è diventata la zona più sicura di Roma», il ragionamento tra l’ironico e l’amaro accomuna le due sponde del Tevere.
Dal canto suo la polizia tranquillizza. «Nessuna schedatura — ribadisce il capo di Gabinetto della di Roma, Roberto Massucci — e nulla cambia per lo spettatore. Questo software utilizzerà le telecamere già esistenti e se non si commetteranno reati — chiarisce dai microfoni diRadio Radio — le immagini verranno eliminate dopo qualche giorno». Immagini raccolte dalle telecamere, cui è collegato un software che rielaborerà le impronte biometriche (ovvero la distanza tra gli occhi, la lunghezza del naso e lo spessore della bocca) che permetteranno di riconoscere il supporter che si renda responsabile di violenze tra gli spalti.
Nel tamtam su radio e social non mancano anche le voci fuori dal coro, di chi si proclama sereno di fronte al nuovo metodo: «Un tifoso normale, che non nutre cattive intenzioni e non teme di essere riconosciuto dalle telecamere, che preoccupazione può avere per questo tipo di controlli?» si chiede Lele, tifoso biancoceleste su Fb. «Con la situazione che viviamo, questo tipo di controlli va benissimo. Mi domando solo perché sempre e solo a Roma?» è invece l’interrogativo di Andrea, supporter giallorosso. L’Olimpico sarà infatti pioniere in Italia per questo meccanismo di rilevamento dati, ma il Viminale non esclude di poterlo esportare anche in altre città italiana, laddove crescesse il pericolo e dunque la necessità di aumentare i livelli di sicurezza. Anche a campionato iniziato e senza aspettare l’inizio del prossimo. In Europa sono due gli stadi ad averli già implementati: la Groupama Arena di Budapest (dove gioca il Ferencváros) e il Kyocera Stadium degli olandesi dell’Ado Den Haag, club che ricorre alle tessere dotate di foto biometriche in occasione delle gare a più alto rischio. Tra pareri contrari e posizioni di sostanziale indifferenza, prende piede in ogni caso un’altra considerazione: «Con tutta questa filiera di controlli, di questo passo allo stadio non ci andrà più nessuno». Dati alla mano, il calo degli spettatori di Roma e Lazio tra la stagione 2014-15 e quella successiva è stato di oltre 400 mila presenze: l’ultimo derby, da solo, si è disputato di fronte a 26 mila tifosi in meno rispetto alla stracittadina di ritorno dell’annata precedente.
In piena campagna abbonamenti, anche i club si preoccupano di fare chiarezza. Per la Roma, ieri ci ha pensato il responsabile biglietteria Carlo Feliziani, che sottolinea come la modalità di accesso dei tifosi «non è stata modificata. Questo sistema di rilevamento era presente anche negli anni precedenti e quest’anno si partirà con la partita contro l’Udinese».
Dalla Lazio trapela la posizione di sempre e cioè che «sicurezza e legalità hanno la prevalenza su tutto, soprattutto in situazioni in cui il rischio di attentati è alto. Allo stesso tempo bisogna anche cercare di applicare le regole con buonsenso».