IL TEMPO (A. SERAFINI) - Sotto pressione. Il diktat di Spalletti prosegue senza sosta a Pinzolo, nessuno è escluso. Figurarsi chi ha appena iniziato a conoscere la metodologia di lavoro del tecnico: ieri per esempio è stato il turno di Alisson, uno degli acquisti targati Sabatini prima ancora che si ufficializzasse l'arrivo dell'allenatore toscano.
Dal Brasile alle Dolomiti, le differenze cominciano già a farsi sentire. Negli ultimi due giorni, infatti, Spalletti si è soffermato in un più di un'occasione con il portiere verdeoro, spiegandogli minuziosamente ogni singolo movimento sulla ripartenza dell'azione. I primi ostacoli linguistici, risolti in parte dalla presenza dell'interprete in campo e dalle traduzioni simultanee di Emerson Palmieri, sono stati superati attraverso la gestualità universale e qualche richiamo ad alta voce, perché se le cose non vengono fatte nel modo giusto non c'è problema a ripetere l'esercizio anche per 10-15 volte. Percorsi individuali che nelle ultime 48 ore sono stati applicati anche a Gyomber e Palmieri oltre ai giovani ragazzi della Primavera aggregati al gruppo.
Nessuna incomprensione, ma soltanto l'intento di migliorare determinate caratteristiche per chi ne ha più bisogno. Il portiere brasiliano, dalla sua parte, si è mostrato pronto e disponibile ad accettare i numerosi consigli arrivati nel corso di tutta la giornata, fermandosi anche per una seduta personalizzata prima di pranzo guidata personalmente da Spalletti.
D'altronde l'uso dei piedi per cercare di iniziare con precisione l'azione, è una caratteristica ritenuta fondamentale dal tecnico, aspetto su cui lo stesso Szczesny ha lavorato duramente a Trigoria nella scorsa stagione. Finché le leggi del mercato non risolveranno la questione legata al portiere polacco (in settimana si può sbloccare) non potranno però essere avanzati dei paragoni, nonostante le indicazioni del tecnico alla società continuino a spingere sempre nello stesso verso. Se Szczesny rimarrà a Roma, sarà lui a partire con i gradi del titolare.
Nel frattempo Alisson è pronto a giocarsi le proprie carte, smaltendo le delusioni della Copa America e il primo duro impatto con il tecnico, che dopo averlo spremuto in campo lo ha abbracciato facendogli i complimenti per il lavoro svolto. Un pizzico di tranquillità in più, che il brasiliano ha mostrato anche nella conferenza stampa di presentazione.
Partendo proprio dall'approccio con il suo nuovo tecnico: «Mi ha spiegato come mi devo comportare in campo e come far ripartire l'azione da dietro. Mi ritengo un portiere rapido, veloce e con un bel senso della posizione. Posso migliorare su tutti i fondamentali, qui mi concentrerò in particolare sulle uscite di palla con i piedi». Per pensare ad un eventuale ballottaggio con Szczesny c'è sempre tempo, un concetto su cui Alisson mostra almeno sincerità: «Per me non è un tema importante - ha confermato - lui è un grande, quindi sono sicuro che in caso ci sarà una concorrenza leale tra noi». Quella che avrebbe trovato sicuramente con Buffon alla Juventus, la squadra che con più insistenza aveva cercato di soffiarlo ai giallorossi: «La mia scelta è stata semplice, dalla Roma ho sentito subito maggior fiducia. Da subito mi hanno trattato come un grande portiere». E poi c'è Totti: «Mio nipote, il figlio di mio fratello, si chiama Francesco in suo onore - ha concluso Alisson - non ho ancora avuto occasione di parlarci molto, perché capisco ancora poco l’italiano». Anche in questo, le lezioni sono appena cominciate.