Lippi rinuncia: «Mi hanno preso in giro»

24/06/2016 alle 14:49.
marcello-lippi

IL MESSAGGERO (ANGELONI/TRANI) - Alla fine, meglio rinunciare che imbattersi in problemi che, apparentemente, sembravano irrisolvibili: Marcello Lippi, fiutata l'aria troppo negativa in Figc e i troppi problemi che ne potevano conseguire, ha detto no, meglio lasciar perdere. Non c'è parere della Corte Federale che tenga: l'ex della nazionale ha anticipato i tempi e rinunciato al ruolo di direttore tecnico della Nazionale ancor prima di cominciare l'avventura. Quel ruolo di dt al fianco del nuovo Giampiero Ventura, non può più accertarlo e soprattutto non ha più intenzione di aspettare il parere tecnico della Corte Federale, né prendere in considerazione ruoli alternativi proposti da Tavecchio. Troppi problemi in vista.

Il figlio Davide, procuratore di tanti giocatori, diventa il problema insormontabile per l'ex ct della Nazionale, che si perde il ritorno in Figc in grande stile. Lippi, tecnico campione del mondo nel 2006, ha comunicato direttamente ieri mattina al presidente Tavecchio la sua decisione, spiazzando tutti. «Sono stato due volte allenatore della Nazionale e non c'è mai stato niente da dire. In un Paese in cui le cose non chiare sono tante, alla fine il problema sembrava fossi io e questo non lo accetto. Non voglio essere preso in giro, quindi rinuncio», ha chiarito in serata a Il Messaggero. La presa in giro si riferisce al ruolo scappatoia che la Figc aveva proposto a Lippi: quello di supervisore. Un ruolo ambiguo. Secondo il nuovo regolamento entrato in vigore l'1 aprile del 2015, chi abbia un familiare con un ruolo federale non può svolgere l'incarico di procuratore sportivo. Quindi il problema era il figlio di Marcello. «Si parlava per me di un ruolo di supervisore, ma si prestava a troppe interpretazioni, grandi equivoci. Il rischio era di essere strumentalizzato. Io voglio salvaguardare la posizione di mio figlio, che si è costruito seriamente un lavoro nel tempo e non è giusto che rinunci per me. Non mi va, meglio lasciar perdere. Mi sarebbe piaciuto rientrare in Federcalcio, ora non posso più aspettare. Il presidente era molto dispiaciuto (e anche contrariato, perché pensava di trovare una soluzione, ndi), non si poteva fare niente. Pensavo fosse stato ritagliato per me un ruolo giusto, evidentemente mi ero sbagliato. Se qualcuno aveva nel mirino mio figlio Davide, io non potevo accettarlo e non volevo che lui pagasse il prezzo di questa situazione. E' questo il motivo per cui ho voluto chiudere la vicenda». Lippi ha capito che l'iter burocratico avrebbe richiesto tempi lunghi e ha scelto il no. La Federcalcio ha accettato la decisione ma si è trovata spiazzata, perché tutto poteva essere risolto. E aveva informato Lippi. Ma le vie di mezzo, all'ex ct, non sono mai piaciute.