IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - La storia di Radja e i suoi fratelli: Daniele è il maggiore, Stephan il più piccolo della compagnia e Alessandro quello di mezzo. C’è poi un “padre” in comune: Antonio. Appuntamento a Lione per una rimpatriata, domani sera intorno alle 21, una specie di Natale in famiglia. Ma uno, Nainggolan è contro gli altri, De Rossi, El Shaarawy e Florenzi, più Conte, perché davanti a un palcoscenico così prestigioso come un Europeo non si fanno prigionieri, non esistono amici, né tantomeno parenti. Belgio da una parte, Italia dall’altra, il talento contro la tradizione: di amichevole c’è solo il loro rapporto ma a Lione l’uno è pronto a primeggiare sugli altri. Abbracci, insomma, solo alla fine.
STILE CAPITOLINO Nainggolan parla un italiano romanesco, ha un forte senso di appartenenza verso i colori giallorossi e quelli dell’Italia, che lo ha accolto undici anni fa. Oggi, al di là della sfida tra Belgio e Italia, il futuro viene reso oscuro da certe sue ultime dichiarazioni e pure dalla voglia spasmodica di possederlo da parte di Conte, suo corteggiatore ormai smascherato. Domani sera Radja dedicherà un saluto ai suoi amici romani e uno sguardo accattivante all’allenatore dell’Italia, che a breve diventerà blues, colore del Chelsea, che sogna di averlo presto. Domani sera allo Stade de Lyon, Belgio-Italia è tanta roba: un incrocio di emozioni, confidenze e interessi, con Radja a rischiare di essere accerchiato in mezzo al campo proprio dai tre amici romanisti (o da chi di loro giocherà). Tutti voglio fare bella figura, tutti e quattro giocano, chi in un modo chi un altro, per farsi belli davanti a Conte. Strani casi del destino.
PAROLE E SMENTITE Nainggolan è un tipo sensibile, “de core” come diciamo a Roma, è uno che, come promesso, non guarderà più in faccia Pjanic, altro suo fratello, perché se n’è andato alla Juventus. Lui il bianconero non lo vestirebbe mai, ma forse il blues sì, anche se dipenderà dalla Roma, alla quale è legato da un contratto fino al 2020. «Conte mi vuole davvero e da Roma sento strane voci...», le parole di Radja, rilasciate a una tv belga e rilanciate dalla Rai, ma lui le ha smentite. Parole che hanno fatto in tempo a scombussolare ancor di più l’aria romana. Nella Capitale nessuno si augura che pure lui stia meditando un lento addio. Perché Roma è affezionata al Ninja e lui ha dimostrato attaccamento ai suoi compagni («per loro andrei in guerra», disse). Nainggolan intanto si gode la sua nazionale e i suoi fratelli romanisti, pur volendogli bene, si adopereranno per fargli fare una brutta figura. Se il futuro di Radja è ancora tutto in divenire, quello di De Rossi, Florenzi ed El Sharaawy sembra blindato nella capitale. Con la speranza di viverlo ancora insieme. Mandandosi prima qualche bacio a Lione.