IL MESSAGGERO (U. TRANI) - L'Italia debutta stasera a Lione, ore 21, allo Stade de Lumieres. Conte si augura che siano proprio le luci del nuovo impianto dell'Olympique Lyonnais, inaugurato a gennaio nella periferia della città, a indicare la strada agli azzurri in questo Europeo. La prima tappa, nella Francia centro-orientale, è la più complicata: il Belgio di Wilmots è al secondo posto del ranking Fifa e già questo potrebbe bastare a fare la differenza con la nostra nazionale che è al dodicesimo. Ma c'è anche l'ultimo precedente, con la sconfitta nell'amichevole del 13 novembre del 2015, a rendere bene l'idea di quale sia il gap da colmare: il 3 a 1 di Bruxelles, nonostante il vantaggio lampo di Candreva e il primo tempo all'altezza della situazione, confermò i limiti della rosa che ha poi perso anche qualche titolare di riferimento, a cominciare da Marchisio che lì partì dall'inizio.
A FARI SPENTI - L'obiettivo è per certi versi scontato: l'Italia vuole ribaltare il pronostico. Subito, a Lione, contro il Belgio e più avanti nell'Europeo. Sa di non partire favorita e di essersi trascinata qui solo scetticismo. Ma proprio il fatto di non essere accompagnata da entusiasmo e fiducia può scatenare la reazione che proprio Conte si aspetta dai suoi giocatori. Tavecchio ha battezzato il suo ct in uscita, chiamandolo condottiero. Adesso, però, la Nazionale deve confermare l'indicazione del presidente federale e seguirlo in partita come sta facendo in allenamento, dal 18 maggio che ormai sembra lontanissimo, passando dalla teoria che prevede l'uso delle immagini alla pratica che comprende i test atletici e gli addestramenti tattici.
DUBBI LEGITTIMI - Le perplessità sono evidenti e nessuno le nega, Conte in primis: il nostro movimento offre il minimo indispensabile. Solo un terzo dei giocatori della serie A sono convocabili. A centrocampo sono usciti di scena Marchisio e Verratti. I ricambi sono i senatori Thiago Motta e De Rossi, entrati nei 23 solo al fotofinish. Altri sono acerbi e soprattutto all'esordio sul palcoscenico internazionale: Florenzi, Sturaro e Bernardeschi. Anche in attacco la situazione è deficitaria. Immobile e Zaza non segnano dal settembre 2014, 1 gol per entrambi in 20 gare di Conte, Pellè è il capocannoniere delle punte con 5 reti, Eder e Insigne ne hanno fatte 2 a testa. Le certezze, insomma, sono sempre le stesse: Buffon in porta e i suoi tre compagni bianconeri Barzagli, Bonucci e Chiellini, il blocco Juve che difende l'Italia da anni e che vince da cinque stagioni lo scudetto.
PIU' OPPOSTI CHE MAI - La sfida di Lione è facilmente sintetizzabile: l'organizzazione contro il talento. Conte cercherà di far prevalere la tattica. Il suo lavoro è tutto mirato a far comportare l'Italia da squadra. Corta, equilibrata, aggressiva, veloce e brillante. Camaleontica e quindi moderna. Insomma, preparata e non solo fisicamente. Wilmots, detto il pasticcere proprio perché il collettivo e il calcio totale gli interessano poco, punta sul talento dei campioni che arricchiscono la sua rosa multietnica. Ne ha a centrocampo: Fellaini, Witsel, Nainggolan e Dembélé. Ma l'abbondanza esagerata è in attacco. Titolari e riserve più o meno si equivalgono: De Bruyne, Lukaku, Hazard, Ferreira Carrasco, Benteke, Origi, Mertens e Batshuayi. Il paragone con le nostre punte, non più tutte titolari nei rispettivi club, non sarebbe serio. Il tandem preferito resta quello con Eder e Pellè, la sorpresa last minute è ancora Zaza. L'Italia, però, si presenta migliore in difesa, grazie al blocco Juve che guida il reparto e probabilmente tutta la Nazionale, replicando in partita i movimenti chiesti dal ct. Il Belgio, invece, è vulnerabile proprio dietro, avendo perso il leader Kompany. Il 3-5-2 azzurro prevede Darmian a centrocampo, pronto a essere terzino aggiunto per bloccare gli esterni avversari che non hanno problemi a passare dal 4-3-3 al 4-2-3-1. Anche i panchinari possono risultare decisivi: per Conte che vuole tenere alto il ritmo, per Wilmots che può far lievitare la qualità.