IL MESSAGGERO (P. LIGUORI) - E' come se la partita decisiva contro il Genoa fosse pura formalità. Si parla d'altro, del contratto di Totti, delle decisioni di Pallotta, addirittura della prossima partita con il Chievo all'Olimpico. Ma se la Roma non vince a Genova domani sera dovrà abbandonare la speranza di un secondo posto, decisivo per il ritorno in Champions, per il bilancio e per il mercato.
Eppure, l'informazione guarda altrove, perché sono stati troppi gli errori accumulati in questi mesi dalla società. Il più grave è la sottovalutazione del ruolo del Capitano. Lui è la Roma, piaccia o no, lui riempie lo stadio, vecchio e nuovo, lui scalda i cuori. È la legge del calcio: ci vuole una società, una guida tecnica, una buona squadra e un leader. Il leader a noi non è mancato mai, neppure nei momenti più brutti. I tifosi hanno scelto la protesta radicale, che spesso porta in un vicolo cieco,ma di fronte all'oltraggio più grave hanno mostrato grande attaccamento. Proprio come Totti. Torneranno a casa, all'Olimpico, per la maglia e il Capitano, ma in trasferta il loro sostegno non è mai mancato.
Come vedete, all'appello manca uno solo: James Pallotta, il proprietario. E' lui oggi senza contratto, senza la fiducia della gente romanista. Ha poco tempo per rinnovare il patto che lo lega ai cuori giallorossi: non li ha ancora spezzati del tutto, ma c’è andato molto vicino. Forse, da Boston non ha capito Roma, la sua grandezza e anche le sue testarde fissazioni.