IL TEMPO (A. AUSTINI) - Si piacciono. Vedono il calcio in maniera simile. Si riuniscono spesso, ma non tutti i giorni, perché con due caratteri così forti è meglio dosare gli appuntamenti. Sabatini e Spalletti rappresentano la mente tecnica della Roma e continueranno a costrurila insieme, forse più a lungo di quanto si potesse pensare.
Il direttore sportivo ha deciso di restare a Trigoria almeno fino alla naturale scadenza del contratto, la stessa dell’accordo in vigore con il tecnico: giugno 2017, con stipendio di 3 milioni netti. Ma è un capolinea temporaneo. La Roma, infatti, ha offerto il rinnovo per un’altra stagione a Spalletti. Un primo approccio, a conferma della fiducia massima risposta dalla società nei confronti dell’allenatore, che andrà poi approfondito in una vera e propria trattativa con Pallotta: il presidente è atteso nella Capitale a inizio giugno, quale occasioni migliore per impostare un futuro a lungo termine con il toscano?
Il precedente di Garcia invita alla prudenza e non a caso la proposta fatta a Spalletti, per dargli più forza agli occhi della squadra nella prossima stagione, è di allungare (per il momento) il contratto di un solo anno, fino a giugno 2018, che è poi lo stesso termine che tuttora lega Rudi ai giallorossi. Ma non per molto: il francese ha ricevuto diverse proposte, in Italia lo hanno chiamato Milan e Fiorentina, potrebbe anche tornare in patria col Saint Etienne ultimo club a corteggiarlo. A Trigoria attendono fiduciosi di potersi liberare di un ingaggio pesante - 10 milioni lordi per due anni - anche se ci sarà probabilmente bisogno di pagare una buonuscita a Garcia.
Intanto la «coppia» Sabatini-Spalletti è salda sul ponte di comando. Il direttore sportivo è tornato sui suoi passi spontaneamente, senza bisogno di parlare con Pallotta. Perché in fondo aveva fatto tutto da solo: infastidito dalle interferenze presidenziali sul mercato, il tormentato Walter aveva annunciato al club il suo addio e aveva scelto di ripartire da Bologna, incontrando già i dirigenti e Donadoni. Poi il dietrofront del fine settimana scorsa, accolto con sollievo dalla Roma, Spalletti compreso.
Mentre il dg Baldissoni (rinnovo triennale in vista anche per lui) ha tatticamente rinviato le possibili dimissioni del diesse, l’allenatore ha giocato un ruolo fondamentale nel dietrofront di Sabatini, che sin dai primi giorni di allenamento sotto la nuova guida si è accorto che a Trigoria è tornato uno staff capace di esaltare il potenziale della rosa. E, viceversa, la permanenza del dirigente viene vista dal toscano come una garanzia fondamentale per impostare il futuro.
L’obiettivo è colmare il gap con la Juventus. «Dobbiamo proseguire su quella strada - ha confermato ieri Spalletti a Tor Vergata, dove ha tenuto una lezione agli studenti di Scienze Motorie - dando seguito a quanto fatto vedere in questa stagione. Bisogna ripartire da lì per crescere, a prescindere dai giocatori». Parole che arrivano dopo una riunione mattutina tenuta a Trigoria insieme ai dirigenti, in cui l’argomento mercato è stato appena sfiorato. «Sabatini, Baldissoni, Zecca li incontrerò tutti nei prossimi giorni - prosegue il tecnico - anche i calciatori vanno ascoltati perché ognuno cerca di fare i propri interessi come è giusto che sia. Il futuro di Sabatini? A me è sempre sembrato ben intenzionato verso la Roma e quindi sono convinto che resterà. Sul mercato bisogna essere bravi nelle trattative, essendo pronti a sterzare perché ogni giorno parte un treno e - chiude l’allenatore - si deve salirci sopra oppure a cambiare biglietto».
La Roma intanto si sente comoda sul convoglio guidato da Sabatini e Spalletti. E chissà che il possibile rinnovo del tecnico non possa portare il dirigente a prolungare anche il suo contratto. Dall’addio ormai certo al nuovo mandato: quando c’è Sabatini di mezzo tutto è possibile.