IL TEMPO (A. SERAFINI) - Non è bastato un gol, forse non serviranno i due che hanno permesso alla Roma di lasciare vivo il sogno che porta direttamente in Champions League. Certamente non è ancora arrivato il momento di inserire l’ultimo capitolo di una storia, che i giudizi del campo continuano sorprendentemente ad allontanare. Dall’altra parte dell’oceano però i segnali dell’Olimpico non sembrano aver intaccato le volontà di James Pallotta, l’unico in grado di decidere come e con quali modalità proseguirà il futuro romanista di Francesco Totti. Per questo difficilmente lo scenario potrà subire degli improvvisi colpi di scena (e clamorosi dietrofront) almeno fino alla fine di maggio, quando il presidente statunitense volerà nuovamente nella capitale probabilmente per definire una volta per tutte la questione, anche pubblicamente.
In questo periodo i contatti tra le parti sono andati avanti attraverso la mediazione del dg Baldissoni, che dopo aver incontrato Totti in un colloquio più approfondito in cui sono stati presi in considerazione più scenari (tra cui quello di prolungare ulteriormente il contratto da dirigente già firmato per i prossimi 6 anni) non ha comunque distolto il numero 10 dalla priorità di voler continuare a giocare almeno per un altro anno. Lo show con il Torino poi non ha che aumentato la convinzione sempre più comune, di non poter concludere così il rapporto dettato da poca chiarezza e continue incomprensioni. Una pressione che lo stesso Pallotta nel recente passato ha ammesso di percepire e che ora inevitabilmente è destinata ad aumentare.
Nel mezzo c’è Spalletti e le ultime 4 partite che separano la Roma dalla fine del campionato, ora più che mai destinate all’attenzione di come verrà impiegato il numero 10. Al termine della sfida con i granata, il tecnico toscano però è stato nuovamente chiaro: «So che involontariamente le mie decisioni ci mettono uno contro l’altro, ma sono coerente nel mio ruolo quindi se ne avrò bisogno lo metterò, altrimenti no. Se deciderà di continuare per un altro anno io sarò dalla sua parte, è la prima cosa che gli ho detto».
A prescindere la decisione finale arriverà da Boston, dove il silenzio sulla questione Totti non si spezzerà nonostante i continui tentativi avanzati dalla capitale. Nel frattempo il capitano proseguirà sulla stessa strada, in attesa di nuovi sviluppi e con la voglia di conquistarsi più spazio, già dalla prossima e decisiva sfida con il Napoli in programma lunedì all’Olimpico.
Dopo la dedica in diretta tv alla moglie Ilary Blasi, il capitano è stato intercettato nuovamente dalla troupe di «Striscia la Notizia» per la consegna dell’ennesimo «tapiro». Scherzando sulla domanda, «Se sono andato a cena con Spalletti? No, non ci siamo incrociati», la giornata è passata nel clima disteso di Trigoria, dove Totti ha incontrato in mattinata anche Alessio Avallone, il tifoso romanista ripreso allo stadio in lacrime dopo la trasformazione del penalty da parte del suo idolo: "«Sono stato colto dalla sindrome di Stendhal - ha ammesso il ragazzo che nel centro sportivo ha avuto modo di salutare anche Spalletti - davanti ai capolavori mi commuovo e d’altra parte Totti è un’opera d’arte di ingegneria umana». Continuando: «Spero che tra entrambi si possa trovare un punto d’incontro, anzi si deve trovare». Con l’obiettivo ancora non sfumato di poter agganciare il secondo posto, a Trigoria ci sperano un po’ tutti.