IL TEMPO (A. AUSTINI) - Una favola lunga ventitré anni merita un finale da sogno. E Totti se lo sta regalando da solo, nel momento in cui sembrava avviarsi verso un tristissimo congedo. Il capitano è un campione immenso, più forte dell'età e delle polemiche, il calcio è uno sport incredibile.
Roma-Torino era una partita persa, un incubo. Un rigore fischiato contro, due clamorosi negati, il pareggio raggiunto quasi per caso e poi il secondo gol incassato mentre la squadra stava spingendo per portarsi in vantaggio. Poi entra Lui. E tutto si ribalta: partita, corsa Champions (terzo posto in cassaforte grazie al ko dell'Inter che scivola a -7) e prospettive sul futuro di Totti, che a questo punto merita quantomeno un pensiero in più.
Fin qui tutto il bello di una serata indimenticabile e che ci ha mostrato uno stadio impazzire di gioia per il suo Dio e un tifoso piangere in tribuna al gol del 3-2. Poi c'è tutto il resto. L'involuzione nel gioco della Roma è evidente e ricorda quanto già visto nel girone d'andata: dopo il derby vinto la squadra s'è persa e ora sta ricalcando pericolosamente lo stesso percorso. Evidente come non sia Dzeko l'unico problema: stavolta Spalletti lo lascia fuori, si riaffida all'attacco «leggero» e avanza Florenzi a centrocampo ma la Roma spumeggiante si è persa. Ritmo troppo lento, Perotti meno ispirato del solito e non basta qualche folata di Maicon.
L'approccio è subito allarmante e Manolas è l'uomo simbolo di questa improvvisa «sparizione». Dopo venti secondi il greco la combina subito grossa: liscio e palla a Martinez che prende l'esterno della rete. Risposta Roma con le conclusioni di Maicon e Salah, ma è ancora Manolas a dare inspiegabili segnali di cedimento: prima non chiude su Belotti, che non riesce a mettere il piede su un pallone molto invitante, e poi si fa beffare in area da Martinez che calcia alto. Roma in bambola,Szczesny deve chiedere aiuto anche al palo (tiro di Belotti) per salvare la porta, poi però si arrende sul rigore calciato sempre dal «Gallo» è concesso per una trattenuta evitabilissima dell'irriconoscible Manolas sul centravanti torinese. Rigore che ci sta e risultato abbastanza logico per quanto visto fino a quel momento. Ma c'erano tutti anche due penalty, uno per tempo, in favore dei giallorossi sulle «parata» di Gaston Silva e Gazzi.
La scossa a inizio ripresa non arriva e allora Spalletti inserisce Dzeko al posto del modesto Emerson, spostando Florenzi in difesa a sinistra. Il centravanti stava per entrare con la maglia di Zukanovic (?!) e viene incitato dal pubblico dopo i fischi alla lettura delle formazioni. Ma i tifosi, intanto, continuano a invocare l'ingresso del capitano. E avevano ragione. L'Olimpico s'imbizzarrisce per gli errori di Calvarese e alza il volume insieme alla Roma che trova il pari con Manolas di testa, bravo a riscattarsi nell'area avversaria.
I giallorossi iniziano a crederci ma attaccano solo spinti dai nervi e le occasioni latitano. Così sull'ennesima dormita difensiva, Maicon su tutti, arriva la mazzata servita da Martinez. Sembra finita e non lo è. A quel punto Spalletti, dopo aver inserito Pjanic appena prima dell'1-2, si rigioca la carta Totti. E succede l'incredibile: in pochi secondi il capitano segna il 2-2 di «rapina» e va a festeggiare sotto la Curva Sud vuota, poi trasforma il rigore che Calvarese finalmente concede per mano di Belotti. Gol, vittoria e speranza di riagganciare il Napoli ancora aperta vincendo lo scontro diretto di lunedì 25 anche se servirà tutt'altra Roma. Al fischio finale Totti corre via dal campo senza parlare. Basta e avanza quanto ha fatto sul campo.